SEZIONE: CULTURA, TURISMO E TRADIZIONI LOCALI
STATISTICHE

La Lombardia è seconda in Italia per cultura

27 Febbraio 2017
 

Il “Rapporto sulla qualità dello sviluppo in Italia” realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio ha l’obiettivo di misurare lo stato di salute del Paese da uno specifico punto di vista: quello delle disuguaglianze territoriali. Attraverso sei indicatori - laureati ogni 100 abitanti (Istat), diplomati ogni 100 abitanti (Istat), musei, gallerie, parchi archeologici ogni 100mila abitanti (Istat), utilizzo del pc e di internet, abitanti che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi - è stata analizzata la situazione delle diverse regioni italiane, con interessanti risultati per la Lombardia.

 

Il capitale culturale lombardo secondo solo al Lazio
La nostra regione, in particolare, si posiziona in modo rilevante subito dietro il Lazio in campo culturale. La quantità e la qualità di beni architettonici, artistici e storici fanno dell’Italia il Paese più importante del mondo. Un patrimonio straordinario, non sempre valorizzato al meglio ma che potrebbe rappresentare un grande volano di crescita economica. Ciò si accompagna a un sistema meritocratico poco premiante dei talenti, a bassi tassi di scolarizzazione ed eccessivi abbondoni lungo il percorso formativo, fattori che rendono il Paese meno competitivo rispetto alle altre grandi economie e nel lungo termine destinato a perdere posizioni importanti, a favore anche delle economie emergenti. Il miglioramento generale rispetto all’anno scorso deriva prevalentemente da un miglior e più diffuso uso delle tecnologie informatiche, elemento che rappresenta un miglioramento quantitativo ma non necessariamente qualitativo. L’indice generale sale da 100 a 103, con il centro in prima posizione con 113 punti (110 nel 2015), seguito dal nord-ovest con 111 punti (107), il nord-est con 108 (erano 106) e il mezzogiorno con 89 (86). Al primo posto si colloca il Lazio (119), poi la Lombardia (114), seguita dal Trentino A.A. (113).


"Solo qualche settimana fa - ha commentato l'assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia, Cristina Cappellini - un'altra stima aveva messo in luce quanto la Lombardia sia di fatto 'capitale della musica', con il venti per cento di imprese sul totale nazionale. Dalla musica all'editoria, dai musei ai sistemi bibliotecari, dallo spettacolo dal vivo al patrimonio Unesco, alle imprese culturali e creative, e molto altro ancora, ormai la nostra Regione vanta primati indiscussi"."Coniugare tradizione e innovazione, - ha detto ancora l'assessore Cappellini - portando avanti una politica marcatamente identitaria che mira a un sempre maggiore sviluppo dei nostri territori, si sta rivelando la ricetta migliore per consolidare i nostri punti di forza. Continueremo quindi a lavorare alacremente, come stiamo facendo in questa legislatura, - ha concluso il responsabile delle Culture lombarde - proprio per potenziare al massimo il nostro 'capitale culturale' e ottenere la medaglia d'oro che ci meritiamo".

 

Un paese in deficit di fiducia e di futuro
Oltre alle note positive, il Rapporto evidenzia anche non poche ombre: nonostante la crescita ecoomica registrata dal Pil e il modesto miglioramento dei livelli occupazionali, l'Italia continua a mostrare i segni di un progressivo deterioramento della qualità dello sviluppo, accompagnato da profonde differenze territoriali e sociali. L'indice generale, in un anno, scende da 100 a 99 con un peggioramento in particolare nel nord e nel centro e con il mezzogiorno sempre in grave ritardo rispetto al Paese. In sintesi l’Italia cresce economicamente poco, nonostante il contesto internazionale favorevole, e la ricchezza tende sempre più a concentrarsi in fasce di popolazione ad alto reddito, col risultato che il ceto medio è più fragile, aumentano i poveri e (soprattutto) i quasi-poveri, il lavoro è percepito più instabile e nel complesso è più difficile migliorare le proprie condizioni economiche, sociali e professionali.

 

Più attenzione alla dimensione domestica
Tutto ciò si riflette in un sentimento di diffuso pessimismo sul futuro del Paese e in una crescente sfiducia economica. In una sorta di adattamento funzionale, cresce leggermente la soddisfazione personale verso la dimensione domestica. Peggiorano gli standard abitativi ma aumentano i beni posseduti dalle famiglie (dalla consolle di videogiochi, alla parabola, a internet). Si frequentano meno gli amici e si passa meno tempo fuori casa,
ma si è più soddisfatti del tempo libero. La rarefazione della dimensione collettiva si sposa con la crescita della sfiducia economica e del risentimento nei confronti della politica, mentre prende forma una conflittualità sociale a bassa intensità e ad alta frequenza, che diventa più forte nelle area sociali più vulnerabili.
Cresce la fiducia interpersonale, soprattutto nei confronti di coloro che vivono la medesima condizione socio-economica (per esempio il vicino di casa) e verso le forze dell’ordine, mentre diminuisce nei confronti del “diverso”, che può essere l’immigrato ma anche chi soffre di forme estreme di disagio sociale ed economico.
Nel complesso le 3 regioni migliori dal punto di vista della qualità dello sviluppo sono il Trentino Alto Adige (136), il Friuli V.G. (113) e il Veneto (112). Quelle che hanno registrato le migliori perfomance rispetto al 2015 sono la Liguria, le Marche (entrambe sopra la media Italia) e il Molise (sotto la media). Fanalino di coda, nell’ordine, Campania, Sicilia e Calabria.


 

*I dati Tecnè sono stati rilevati nel periodo april-dicembre 2016 attraverso interviste telefoniche effettuate con metodo CATI. Complessivamente sono state realizzate 20.000 interviste delle quali:14mila distribuite per regione in base al peso della popolazione regionale su quella nazionale e 6mila equidistribuite in ciascuna regione (300 interviste per regione).

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