Tra i nuovi Comuni nati da fusione nel Mantovano c'era chi aveva ipotizzato di ridurre le tariffe di alcuni servizi e le aliquote delle imposte locali, chi aveva in mente investimenti in opere pubbliche, chi intendeva migliorare i servizi di assistenza ai cittadini. Tutto in stand-by, dopo che il 25 giugno il Ministero dell'Interno ha imposto con un decreto decurtazioni degli incentivi statali fino al 58%, con una perdita per le cinque amministrazioni nate da fusione (Borgo Virgilio, San Giorgio Bigarello, Borgocarbonara, Borgo Mantovano, Sermide e Felonica) stimata in un milione e 800mila euro.
I Comuni sono sul piede di guerra e hanno chiesto il supporto di Anci, che con loro ha promosso una mozione in via di approvazione dai consigli comunali, il cui obiettivo è attivarsi perchè il Governo riveda le decurtazioni, di percentuale diversa a seconda della anzianità della fusione: più il passaggio è recente, maggiore è l'incidenza. “Chiediamo con forza al Governo e al Parlamento di stanziare i 31 milioni che mancano all’appello per garantire nel 2019 i contributi necessari ai Comuni che hanno scelto negli anni la via delle fusioni, così come previsto dalla legge in vigore. Il Governo ci accordi un incontro urgente, mentre il Parlamento segua con attenzione il problema per trovare una soluzione immediata nel più breve tempo possibile”, ha affermato Mauro Guerra, Sindaco di Tremezzina e presidente della commissione Finanza locale dell’Anci.
I diritti lesi dei Comuni nati da fusione
La Gazzetta di Mantova ha evidenziato in dettaglio alcuni dei progetti che sono stati interrotti dal taglio istituzionale: a San Giorgio Bigarello, cui sono stati assegnati 477mila euro invece del milione e e 129mila previsti, verrà messo in stand by il progetto di riqualificazione da 500mila euro della piazza di Gazzo. A Borgo Virgilio la perdita è quantificata in 350mila euro e questo comporterà la sospensione di servizi e affidamenti che sono già stati avviati, mentre a Sermida e Felonide, con 133mila in meno su cui contare, dopo aver tolto la Tasi si stava ipotizzando una riduzione anche dell'Irpef. Tutto fermo, anche in questo caso.
“C’è un patto repubblicano tra lo Stato e i Comuni – ha spiegato Guerra – per il quale i Comuni hanno diritto per dieci anni al 60% dei trasferimenti che ricevevano nel 2010. A metà dell’esercizio finanziario 2019 non sono sostenibili tagli che arrivano fino al 58% sui contributi e sugli incentivi alle fusioni. In questo modo si finisce per scardinare i bilanci, anche quelli spesso costruiti da commissari prefettizi che hanno preso la gestione degli enti dopo l’approvazione delle leggi istitutive delle fusioni. Oltre ai risparmi ed ai risultati di sistema, grazie ai Comuni fusi – sottolinea il rappresentante Anci – lo Stato quest’anno risparmia, ad esempio, molti milioni di euro sui fondi e contributi destinati ai piccoli Comuni per spese di investimento in interventi di messa in sicurezza, efficientamento energetico e sviluppo del territorio, in quanto i Comuni più grandi nati dalle fusioni ricevono contributi inferiori a quelli che avrebbero ricevuto da separati”.
Per il futuro, pronti a un confronto in vista della Legge di Bilancio
“Ripristiniamo il dovuto per quest’anno. Superata questa emergenza, e garantita ai Comuni fusi la possibilità di chiudere i loro bilanci – osserva Guerra – siamo pronti come Anci ad un confronto, in vista della prossima legge di bilancio, sulle prospettive, sui criteri e sulle modalità di sostegno ad interventi di razionalizzazione, efficientamento e adeguamento del sistema delle autonomie locali. Tra questi vi sono i processi di fusione che si sono avviati in questi anni e quelli che si potranno avviare. Si fanno le fusioni, volontarie, per dare servizi migliori ai cittadini, per fare investimenti che comportano poi risparmi della spesa corrente: questa prospettiva dev’essere rispettata e garantita”, conclude il presidente della Commissione Anci. (VV)