
La strage di Casteldaccia in Sicilia, dove nove persone hanno perso la vita per l'ondata di piena del torrente Milicia, in una villetta che poteva e doveva essere demolita già sette anni fa, ha riacceso i riflettori dell'opinione pubblica su un fenomeno, quello dell'abusivismo, che pare non avere freni. E contro il quale i sindaci risultano, nella maggioranza dei casi, impotenti. A scattare l'inquietante fotografia è stata Legambiente, nel rapporto "Abbatti l'abuso": al Sud, in Campania, negli ultimi 14 anni, è stato abbattuto solo il 3% delle case abusive oggetto di ordinanza a livello regionale. In Calabria solo il 6%, in Puglia il 16,3% e in Sicilia il 16,4%. Il Friuli Venezia Giulia, al contrario, è la regione che ha eseguito il maggior numero di ordinanze di demolizione: 65,1%. Secondo Legambiente risultano buoni, pur collocandosi sotto il 50%, i risultati della Lombardia (37,3%), del Veneto (31,5%) e della Toscana (24,8%). Mettendo a confronto le diverse parti d'Italia, l'Istat ha certificato che l'indice di abusivismo edilizio tocca il 49,9% del patrimonio immobiliare al Sud, il 20,7% al Centro e il 5,9% al Nord.
Nel 2016 oltre 17mila abusi
Tra nuove costruzioni e ampliamenti di edifici già esistenti gli abusi edilizi commessi in Italia sono stati circa 17 mila nel 2016, secondo le stime del Cresme. Da Nord a Sud: da Terracina a Civitavecchia, da Palermo al Salento, dalla Liguria all'arcipelago della Maddalena in Sardegna, dalle spiagge del Barese a quelle di Agrigento. A Capo Colonna, nell'area archeologica in provincia di Crotone, ci sono 35 costruzioni abusive sotto sequestro dai primi Anni 90 "che sopravvivono indisturbate alle ruspe". Soltanto alcune, a 26 anni di distanza, sono state demolite a giugno del 2018. E poi c'è il caso surreale di Ischia: crca 600 case sono state colpite da ordine definitivo di abbattimento, ma sono 27 mila le pratiche di condono presentate dagli abitanti negli anni precedenti e in attesa di risposta.
Cosa prevede la legge
In Italia l'immobile abusivo colpito da un ordine di abbattimento che non viene eseguito entro i successivi 90 giorni diventa, secondo la legge, a tutti gli effetti di proprietà del Comune. L'ente municipale deve demolirlo in danno dell’ex proprietario, oppure destinarlo a usi di pubblica utilità. Secondo Legambiente però negli uffici comunali preposti quasi nessuno applica queste prescrizioni, visto che rispetto ai 57.432 abusi non demoliti censiti dall’associazione solo 1.850 (appena il 3%) sono stati acquisiti al patrimonio comunale. Le case rimangono nella disponibilità degli abusivi, che ne godono senza alcun titolo e spesso senza oneri.
A mancare non sono i soldi, ma la volontà
Non si creda che in Italia le case abusive non vengono demolite per mancanza di risorse economiche, o che i bilanci dei Comuni siano sempre in rosso. Non sempre è così. Basti pensare che, (fonte Il Sole 24 Ore), risulta utilizzato solo al 55% il Fondo per la demolizione delle opere abusive creato dalla Cassa depositi e prestiti. Dal 2004 a disposizione dei sindaci ci sono 50 milioni di euro, su un Fondo rotativo che anticipa tutte le spese con commissioni minime da restituire al recupero dei costi o comunque entro cinque anni.
A questo strumento, però, si è fatto ricorso per un importo medio di 509 mila euro. Una goccia nel mare: solo 120 domande pervenute nel 2014, la metà nel 2013. Del resto, al 31 dicembre 2016, i circa 25 milioni già assegnati risultavano ancora non erogati. L'assegnazione dei fondi, infatti, avviene dopo che il Comune interessato presenta a Cdp tutti gli atti che dimostrano la regolarità della decisione di demolire. I soldi, invece, arrivano solo dopo l'effettiva rimozione dell'abuso, con la fattura dell'impresa esecutrice. Il denaro, quindi, resta bloccato, perché la demolizione non si realizza quasi mai. (VV)