SEZIONE: TERRITORIO E SVILUPPO LOCALE
Trasporti

Trasporto pubblico locale: “più concorrenza per migliorare i servizi”

14 Giugno 2016
 

L’Antitrust, Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha condotto un’indagine conoscitiva sul trasporto pubblico locale. Performance insoddisfacenti, rispetto agli altri Paesi europei, e gravi squilibri strutturali le principali deduzioni dell’Autority. Sul fronte strutturale, l’Antitrust rileva, in particolare, investimenti insufficienti in infrastrutture, parco rotabile obsoleto, notevoli divari territoriali. In quest’ultimo caso, gli utenti di alcune Regioni, soprattutto centro-meridionali, hanno accesso a meno servizi e di qualità peggiore, senza peraltro pagare prezzi inferiori. Allo stesso modo, anche nei grandi centri urbani il diritto alla mobilità non è assicurato in modo uniforme.
In sostanza, dice l’Autority, “nonostante i rilevanti esborsi di denaro pubblico, non c’è equità sostanziale nell’accesso ai servizi di TPL né sono state intraprese politiche efficaci per sviluppare la mobilità sostenibile”.

Le radici dell’inefficienza
In prima battuta, l’indagine ha rilevato in Italia un’offerta complessiva dei servizi di TPL che risulta in media sovradimensionata rispetto alla domanda effettiva, che spesso rimane però insoddisfatta. Un paradosso che “rivela gravi carenze nella programmazione da parte delle Regioni e degli enti locali”.
Altro elemento rilevato è la scarsità di gare nel settore, e le poche sono state condotte male. Il servizio , nel nostro Paese, è in prevalenza affidato in esclusiva a imprese partecipate dagli Enti locali e nel caso delle ferrovie a Trenitalia. L’efficienza e i servizi di qualità, si legge nell’indagine, non dipendono tanto dalla proprietà, pubblica o privata che sia, ma dai meccanismi che spingono le imprese a comportarsi in modo virtuoso, come quelli che mettono in moto le gare. “L’apertura alla concorrenza del settore” si legge nell’indagine, “potrebbe contribuire in modo rilevante a risolvere i problemi riscontrati, in modo da allentare la pressione sulla spesa pubblica ma garantendo anche un più ampio godimento del diritto alla mobilità”.
Il mancato sviluppo della concorrenza va fatto risalire, secondo l’Autority, a due fattori:
1)
una normativa che ha ostacolato sia la concorrenza “per” il mercato (ovvero lo svolgimento di gare per affidare la gestione dei servizi) sia la concorrenza “nel” mercato (vale a dire l’offerta di servizi da parte di più gestori sulle stesse linee, che può generare più servizi e di qualità migliore senza trascurare la tutela delle categorie più deboli);
2) un insieme di elementi che hanno scoraggiato il ricorso alle gare, tra cui, in particolare, l’assenza di meccanismi in grado di condizionare l’erogazione dei fondi pubblici ai risultati ottenuti e i conflitti di interesse, nei casi in cui l’ente locale è anche proprietario del gestore dei servizi.

La ricetta dell’Antitrust
Quel che necessita il settore è un intervento normativo, per esempio attraverso la riforma dei servizi pubblici locali in discussione in Parlamento, per favorire un assetto più concorrenziale del settore.
quattro le linee di intervento suggerite:

1) Fare un “salto di qualità” nella fase di programmazione dei servizi. Due gli aspetti su cui intervenire: la riorganizzazione del riparto di competenze tra Stato, Regioni ed enti locali; una programmazione che spinga le amministrazioni a chiedersi qual è il modo migliore (treno, autobus, servizi non di linea, servizi a chiamata, servizi commerciali, da affiancare eventualmente a sgravi fiscali o rimborsi per le categorie più svantaggiate) per soddisfare la domanda, in modo da gravare il meno possibile sulla spesa pubblica, garantendo però un accesso effettivo all’uso del mezzo pubblico.

2) Favorire il ricorso alle gare. Sarebbe opportuno prevedere meccanismi volti a responsabilizzare le amministrazioni, premiando quelle più virtuose al momento del riparto dei fondi pubblici e aumentando la trasparenza del loro operato.

3) Indire gare ben fatte che garantiscano un’ampia partecipazione. Si deve intervenire, inoltre, sul nodo dei conflitti di interesse, distaccando le funzioni di stazione appaltante dalla dimensione locale e attribuendole a un unico organo a livello dello Stato centrale.

4) Sviluppare la concorrenza “nel” mercato. L’indagine dimostra che la quasi totale assenza di concorrenza ha determinato pesanti pressioni sulla spesa pubblica, senza garantire maggiore equità e migliori condizioni di vita alla cittadinanza.

(SM)

 

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