"Una legge che valorizza la grande esperienza della cooperazione in Lombardia e, insieme, accresce le possibilità di inserimento lavorativo dei soggetti più deboli, tra cui gli over 50, grazie ad un rapporto di collaborazione tra il sistema cooperativo e la pubblica amministrazione regionale", così viene definita la proposta di legge “Norme per la cooperazione in Lombardia”, approvata il 28 ottobre dal Consiglio regionale lombardo, relatore il consigliere Carlo Malvezzi.
Cosa cambia
La Regione, gli enti del sistema regionale e le aziende sanitarie/ospedaliere sono chiamate a riservare almeno il 5% dell’importo degli affidamenti a terzi per beni e servizi alle cooperative sociali, in accordo con gli obiettivi che i dirigenti regionali dovranno raggiungere. Identica previsione è fissata per gli enti locali, chiamati nella legge a riservare una quota di affidamenti (5%) alle cooperative sociali come condizione per partecipare al patto di stabilità territoriale, ovvero la quota di risorse che la Regione distribuisce agli enti locali per aumentarne la capacità di spesa.
Le cooperative, attraverso misure che Regione Lombardia metterà a disposizione, potranno inserire al lavoro i soggetti svantaggiati e ultracinquantenni, persone senza diploma di scuola superiore, lavoratori senza occupazione da almeno due anni.
Un riconoscimento per le cooperative di comunità
Nel progetto di legge è stato inserito anche il riconoscimento delle "cooperative di comunità" - soggetti che assicurano servizi pubblici, anche locali e di pubblica utilità - e "cooperative di autogestione", che svolgono servizi in ambito edilizio residenziale pubblico e sociale. Le Aler potranno affidare a inquilini morosi, per esempio, i lavori di ristrutturazione necessari, così da compensare i canoni evasi.
(VV)