SEZIONE: FINANZA E TRIBUTI

Finanziaria, piangono i bilanci

29 Settembre 2008
 
La manovra economica d’estate, su cui Anci ha espresso parere negativo in Conferenza Unificata, ha avuto ed avrà un forte impatto per i bilanci dei Comuni. I numeri esprimono con la loro crudezza la dimensione reale dei sacrifici che i Comuni dovranno sopportare: 1,540miliardi nel 2009, 2,2 nel 2010, 3,9 nel 2011. Sono numeri insostenibili per i Comuni emettono in crisi la capacità di organizzare servizi alla persona e di fare investimenti. Eppure in questi anni il comparto dei Comuni ha contribuito più di altri a risanare i conti pubblici passando da un deficit di 3,7miliardi nel 2004 a 325milioni di avanzo nel 2007. A questo si aggiungano le difficoltà legate al blocco delle deroghe per la assunzione di personale che colpiscono soprattutto i piccoli comuni, mitigato solo dalla esclusione degli Enti con una dotazione inferiore alle 10 unità.
Tutti i giorni riceviamo dai Comuni lombardi segnalazioni di difficoltà a gestire i normali servizi per mancanza di personale cui non si può provvedere; di situazioni assurde in cui pur avendo risorse a disposizione non si possono fare investimenti a causa di regole troppo rigide e sbagliate come quella di non poter utilizzare l’avanzo di amministrazione per investimenti svincolandolo dal patto di stabilità. E’ necessario introdurre meccanismi di premialità più forti e stringenti per i Comuni virtuosi perché ci sono situazioni paradossali con comuni in dissesto premiati e con gli stessi obiettivi di comuni virtuosi.
Finalmente si parla concretamente del federalismo fiscale: una riforma necessaria e non più rinviabile per dare efficienza al sistema pubblico, per coniugare responsabilità degli amministratori e risorse, per tradurre il principio di sussidiarietà. Contraddittoriamente viene però sospesa l’ICI, tassa federalista per eccellenza, con una copertura assicurata per il 2008 grazie all’azione di forte pressing dell’Anci. Per gli anni prossimi come si assicureranno le risorse ai Comuni?
Chiediamo che ci sia una compartecipazione dei Comuni all’IRPEF e all’IVA e tributi propri dei Comuni con riferimento alle varie tasse oggi gravanti sugli immobili, senza aggravare la pressione fiscale. Era questa, del resto, una delle proposte che come Anci Lombardia, Upl e Regione Lombardia avevamo già avanzato nel 2005 quando abbiamo proposto insieme un progetto innovativo per la finanza pubblica lombarda. Vediamo con favore che sia prevista la possibilità di attuare il patto di stabilità a livello regionale per rispondere al meglio alle caratteristiche del territorio, alle sue specificità. A una condizione: che questo non significhi il tentativo delle Regioni di scaricare sui Comuni il debito sanitario, una funzione che spetta alle Regioni e che sarebbe insopportabile per i Comuni. Per questo chiediamo che gli obiettivi del patto siano stabiliti nazionalmente a livello di comparto (Comuni, Province, Regioni) e che il patto di stabilità regionale sia possibile solo quando c’è un parere positivo del Consiglio delle Autonomie Locali sui criteri adottati. In caso contrario si applichino le regole statali.
Un federalismo fiscale vero significa anche individuare con precisione i compiti e le funzioni fondamentali di ogni livello istituzionale in modo che sia chiaro “chi fa che cosa” per evitare la sovrapposizione di compiti e funzioni che dilata i tempi delle decisioni e delle realizzazioni aumentando i costi della politica e dell’inefficienza del sistema. Per questo chiediamo che insieme al progetto di federalismo proceda la definizione del “Codice delle Autonomie” su cui si è impegnato il ministro Maroni. E insieme si avvii davvero la trasformazione dell’attuale Senato in Senato delle Regioni e delle Autonomie Locali. Questi argomenti sono contenuti nell’importante documento approvato il 1 settembre dal direttivo di Anci Lombardia e da oltre 70 sindaci nell’incontro promosso dal Sindaco di Milano e dal Presidente di Anci Lombardia. In modo positivo abbiamo valutato sia il decreto che gli altri atti assunti sul tema della sicurezza per quanto riguarda i maggiori poteri attribuiti ai Sindaci in materia di ordine pubblico. C’è una forte percezione di insicurezza soprattutto da parte dei soggetti sociali più deboli cui va data una risposta in termini seri, concreti. Altrimenti saranno messi in discussione gli stessi diritti civili, la coesione e l’integrazione sociale tra diversi. Se da un lato è positivo che siano stati stanziati fondi per le politiche di sicurezza dei comuni dall’altro preoccupa che ci siano tagli che possono inficiare gli obiettivi di maggiore sicurezza. Torniamo a chiedere con forza che le spese e le assunzioni per la sicurezza siano svincolate dal patto di stabilità.
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FONDI EUROPEI

La Commissione Europea ha assegnato contributi per oltre 192 milioni di euro a 21 progetti in Italia.

I parametri presi in considerazione per il calcolo sono la capacità di pagamento delle spese e di riscossione delle entrate, l’esistenza di eventuali debiti fuori bilancio e il rispetto del patto di stabilità, la gestione di funzioni in forma associata.

Alla realizzazione del progetto, realizzato con il contributo scientifico della

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