Stavolta erano "solo" in 500 il 1 maggio a Candia Lomellina, pronti a scatenarsi sulle note della musica techno, colonna sonora dell'ennesimo rave non autorizzato andato in scena nella zona. Ma il Parco del Po e le rive del Sesia, negli anni, hanno visto sino a 10mila persone calare da tutta Europa in un territorio del tutto impreprato ad accoglierle e un unico obiettivo: sballarsi di alcol e droga, senza alcun rispetto per le regole. La denuncia arriva da un gruppo di sindaci della zona, guidati dal primo cittadino di Candia, Stefano Tonetti: "Ormai da anni migliaia di persone prendono parte a rave party che nessuno ha autorizzato, devastando flora e fauna di territori incontaminati. Aree naturalistiche che meriterebbero rispetto e che invece, periodicamente, subiscono questo scempio senza che nessuno intervenga. Non ne possiamo più".
Forze dell'ordine poco presenti
La prima domanda che verrebbe da porsi è quale sia il ruolo delle forze dell'ordine, in tutto questo: "Le forze dell’ordine finora si sono limitate a osservare il fenomeno – spiega Tonetti – per evitare problemi ulteriori. Addirittura nel corso dell’ultimo rave a Frassineto accompagnavano i partecipanti. Certo, abbiamo evitato che queste persone si disperdessero nei nostri paesi, ma non possiamo accettare tutto questo. È una questione di legalità, e se un sindaco firma un’ordinanza deve avere modo di farla rispettare”.
Regole: per molti, ma non per tutti
C'è poi un secondo aspetto: il rave è un business senza controllo. E le regole valgono sempre per qualcun altro: “Ogni volta che dobbiamo organizzare una sagra di paese diventiamo matti per seguire le regole, da quelle sulla ristorazione a quelle sulla sicurezza, fino alla dotazione di servizi igienici in numero adeguato. Paghiamo le tasse, paghiamo la Siae. Questi, invece, si sentono in diritto di fare qualunque cosa”, commenta il vicepresidente della provincia di Alessandria Federico Riboldi: “Lo fanno perché non li fermiamo”.
Le possibili soluzioni: dal fai da te a un maggiore dialogo
Ma come risolvere il problema? Il sindaco di Morano, Luca Ferrari, cita le soluzioni fai da te attivate dai suoi concittadini: "Mucchi di sabbia, tronchi sulle strade. La soluzione definitiva è stata aprire tutte le chiuse dell’irrigazione e allagare parte della zona dove si stava facendo il rave. A quel punto se ne sono andati”.
Tra le contromisure più strutturate, c'è l'ordinanza emessa dal sindaco di Casale Monferrato, Titti Palazzetti: “Ho vietato i raduni di grandi dimensioni. Invito anche gli altri sindaci a firmare lo stesso documento, è un’iniziale cautela”. Il direttore del Parco del Po Vercellese-Alessandrino Dario Zocco, suggerisce un modo per rispettarla: “La chiave è non far passare il camion che porta le attrezzature, senza di quello la festa non si può fare. Già in passato, avute segnalazioni di un rave che si sarebbe tenuto di lì a poco, è bastato che alcuni sindaci si mettessero in contatto tra loro e facessero perlustrare le zone per far desistere gli organizzatori. Gli amplificatori utilizzati in questi raduni sono enormi, serve un mezzo di grandi dimensioni che può passare solo da alcune strade. Dobbiamo essere attenti e comunicare tra noi per poter individuare ogni passaggio sospetto”.
E poi, su tutto, è necessario un maggiore dialogo tra sindaci, prefetture e questure, sia di Pavia, sia di Alessandria. Gli organizzatori dei rave, infatti, prediligono questa zona perché c’è molta confusione nei confini amministrativi: entrambe le sponde del Sesia sono territorio dei comuni della provincia di Alessandria, anche se le strade di accesso si trovano in provincia di Pavia. (VV)