SEZIONE: TECNOLOGIA E INNOVAZIONE
Transizione digitale

Luci e ombre dell’ICT negli enti locali

12 Aprile 2024
 

Dal Report di Istat su Pubblica Amministrazione locale e Ict emerge un quadro tutto sommato positivo, con un aumento dei servizi online degli enti locali. Ancora da rafforzare la sicurezza informatica e limitato il ricorso all'intelligenza artificiale, almeno per quanto riguarda soprattutto i Piccoli Comuni.
 

Un primo sguardo ai dati ci dice che, nel 2022, l’86,4% delle Regioni e il 70,4% dei Comuni consente di svolgere online l’intero iter, dall’avvio alla conclusione, di almeno un servizio pubblico locale.

È in aumento, dal 34,3% del 2018 al 54,2%, l’utilizzo di servizi di cloud computing da parte delle PA locali. Il 74,0% delle PA locali accede a Internet tramite connessioni veloci (almeno 30 Mbps, Megabit per secondo), mentre raddoppia (35,8%) rispetto al 2018 (17,4%) la diffusione di quelle ultraveloci (almeno 100 Mbps).
 

Per quanto riguarda le aree critiche, il Report segnala che 7 amministrazioni locali su 10 non hanno una gestione codificata degli eventi di sicurezza ICT e solo il 5,1% delle PA locali ha investito in intelligenza artificiale o analisi dei big data o ha pianificato di farlo nel triennio 2022-2024.
 

Nel triennio 2020-2022 i fattori che hanno inciso molto o abbastanza sul processo di digitalizzazione delle Amministrazioni locali sono legati a obblighi legislativi (89,4%), le direttive provenienti dal Governo centrale (Agid, Team digitale, ecc.) e locale (88,2%), la disponibilità di finanziamento (78,3%) e la necessità di contenere i costi (61,8%).
 

Sicurezza informatica
 

Il Report Istat evidenzia, come detto, che 7 PA su 10 sono senza una gestione codificata degli eventi di sicurezza ICT. Tuttavia, il 72,1% delle PA locali ha nominato al suo interno o in forma associata, a fine 2022, il Responsabile della transizione digitale (RTD), attribuendo questo ruolo direttamente al Segretario Comunale (27,8%) o a figure dirigenziali dell’area amministrazione e bilancio (23,4%).

L’86,4% delle Regioni e il 57,0% delle Province avevano scelto un proprio un direttore dei servizi informativi, mentre la quota scende drasticamente nei Comuni (16,0%), fatti salvi quelli con oltre 60mila abitanti (73,3%).
 

Altra figura considerata dal Report è il Responsabile per la sicurezza nominato al proprio interno solo dal 15,1%, mentre il 21,9% si affida a fornitori esterni. Solo il 29,2% delle PA locali ha processi codificati di gestione degli eventi di sicurezza informatica (incidenti, allarmi di sicurezza o tentativi di attacco).

Le azioni legate alla sicurezza avviate dalle Amministrazioni locali riguardano, poi, l’acquisto o l’aggiornamento di software di sicurezza (79,8%), il ricorso a esperti esterni (51,2%) l’elaborazione o modifica di protocolli di difesa o prevenzione (36%), la formazione del personale (27,2%). Solo il 2,7% ha potuto assumere personale dedicato alla sicurezza informatica.

 

Intelligenza artificiale e big data
 

È fra le aree critiche segnalate dal Report. Infatti, solo il 5,1% delle PA locali ha effettuato o pianificato, per il triennio 2022-2024, investimenti in strumenti innovativi di Intelligenza Artificiale o di tecniche di analisi di Big Data.
 

Ampiezza demografica e territorio incidono molto. A livello dimensionale emergono i Comuni di dimensione maggiore con oltre 60mila abitanti (36,7%) e le Amministrazioni provinciali del Nord raggiungono quote più elevate (circa 13%) rispetto a quelle del Centro (5,0%) e del Sud Italia (5,7%).
 

Tra gli strumenti o tecniche già adottate o che si è programmato di adottare emerge l’analisi dei dati provenienti da Iot (Internet delle cose) come telecamere, sensori di traffico, centraline meteo, dichiarata dal 70,9% delle PA locali che ha deciso di investire in tali strumenti innovativi; seguono il 59,9% per l’analisi dei dati provenienti da Iot attraverso tweet, social media, smartphone e accessi al sito web, il 37,7% in dashboards e strumenti di visualizzazione dei dati, il 26,4% in chatbot o assistenti digitali virtuali, il 15,1% in tecniche di analisi di big data come text mining e analisi automatica del linguaggio.

(SM)

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