SEZIONE: AMBIENTE, ENERGIA
SOSTENIBILITA'

Comunità energetiche come soluzione alla crisi

3 Dicembre 2022
 

Le comunità energetiche contro la crisi. Empatia, tecnologie e territori per un’economia a misura d’uomo” è il titolo del report di Fondazione Symbola, gruppo Tea e Ipsos che è stato presentato il 2 dicembre a Mantova. L’iniziativa mette al centro le comunità energetiche come soluzione concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica. Introdotte in Europa nel 2016 nel Clean Energy Package, le comunità energetiche rappresentano un fenomeno in crescita anche nel nostro Paese, additato a modello anche in Europa.


La presentazione si è aperta con un intervento di Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos, con un’indagine che ha preso in esame la conoscenza, le opinioni e le attese di cittadini, imprese e diocesi in merito alle Comunità Energetiche (CER). Sono intervenuti Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Massimiliano Ghizzi, presidente Gruppo Tea; Raffaele Cattaneo, Assessore Ambiente e Clima Regione Lombardia; Carlo Bottani, presidente Provincia di Mantova; Mattia Palazzi, Sindaco di Mantova e delegato Anci settore cultura; Pina Picierno, vicepresidente Parlamento Europeo; Leonardo Becchetti, Università di Roma Tor Vergata Next; Roberto Giovannini, responsabile Sostenibilità Terna; Letizia Magaldi, vicepresidente Magaldi Green Energy, Sergio Olivero, responsabile Innovazione modelli di business Energy Center – Politecnico di Torino; Sonia Sandei, responsabile Elettrificazione Enel Italia.


Le CER ben conosciute da pubblici eterogenei
Il report analizza il livello di conoscenza e diffusione delle comunità energetiche nel Paese, nelle imprese, nel mondo ecclesiale e nella società civile. Ed evidenzia buoni livelli di conoscenza delle CER sui 3 target, in particolare nel mondo delle diocesi. “Le Comunità Energetiche Rinnovabili – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – sono uno strumento formidabile per affrontare la crisi climatica, abbassare le bollette, rendere l’Italia più libera da ricatti energetici puntando sulle rinnovabili. Per muoversi sulla linea indicata dall’Europa con il Next Generation EU: coesione, transizione verde, digitale. Lo pensano i cittadini, imprese, diocesi, anche se molto resta da fare per far conoscere e rendere praticabili le CER. In particolare va colmato il ritardo accumulato nell’approvazione dei decreti attuativi. Mi pare che il nuovo ministro Gilberto Pichetto Fratin abbia dato assicurazioni su questo. L’Italia può essere protagonista della transizione verde con un’alleanza tra società, imprese, istituzioni. Tra comunità, empatia e tecnologia che può rendere più forte la nostra economia e un ruolo importante possono svolgerlo anche piccoli comuni e parrocchie”.

Un vuoto normativo ingiustificabile
“Quanto è emerso oggi conferma l’urgenza di definire le regole attuative necessarie a dare avvio definitivo alle Comunità. Nel bel mezzo di una crisi energetica, sussiste un vuoto normativo ingiustificabile, che speriamo si colmi entro il mese, che rallenta i tanti progetti in essere nel nostro Paese. Il processo verso la transizione energetica è avviato, urgente e trasversale, e le CER rappresentano senz’altro una soluzione concreta. In questo processo sono molti gli attori coinvolti, ma fondamentale, mi pare, il ruolo delle multiutility come Tea, già impegnata in questo settore, chiamate a supportare gli Enti locali nell’abbracciare al meglio queste opportunità di sviluppo ambientale, economico e sociale, e a svolgere un ruolo attivo nel promuovere un cambiamento culturale nelle rispettive comunità. Un cambiamento rispetto all’approccio al consumo che con le CER diventa condiviso, orientato al risparmio e al bene comune attraverso energia pulita e rinnovabile”, ha commentato il presidente di Gruppo Tea, Massimiliano Ghizzi.


Perchè esserne parte: risparmio, indipendenza e sicurezza energetica
Tre imprese su quattro ne hanno sentito parlare (75%), e nella popolazione circa una persona su sei (15%). Tuttavia, è solo il 13% dei cittadini a conoscere bene il concetto di CER, il 32% delle imprese ma ben il 47% dei referenti diocesani. Le principali opportunità nel partecipare a una CER, secondo la popolazione, sono il risparmio e la garanzia di indipendenza e sicurezza energetica sul territorio, citate quasi a pari merito. Anche se numericamente più marginali, non mancano le aspettative positive in termini di impatti sulla società e sull’ambiente (l’adozione di un modello più sostenibile, la lotta alla povertà energetica, il rafforzamento dei legami di comunità).
Tra i cittadini è il 65% a ritenere che le CER possano essere uno strumento in grado di aiutarli nell’affrontare la crisi energetica, quota che sale al 70% tra le imprese (su questo target, 1 su 4 ritiene che le CER diano un aiuto per superare la crisi energetica e aumentare contestualmente la propria competitività). Nel concreto, la propensione a partecipare ad una CER raggiunge quasi il 60% tra i cittadini, 56% tra le imprese, e su entrambi i target una quota consistente, il 19%, si dichiara molto propenso. L’85% dei referenti diocesani ritiene che le CER possano incidere positivamente in termini di aumento dell’energia rinnovabile prodotta in Italia. Tuttavia, è il 43% dei referenti diocesani a sostenere che solo alcune parrocchie riusciranno ad adottare lo strumento delle CER nei prossimi anni. Infine, sono soprattutto le imprese a vedere le CER come uno strumento attuabile in tempi brevi (41% pensa che si affermeranno nei prossimi 5 anni). (VV)

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