Quanto sono maturi dal punto di vista digitale i Comuni capoluogo italiani? Per il secondo anno consecutivo FPA ha realizzato in esclusiva per Dedagroup Public Services, società impegnata nella costruzione delle nuove infrastrutture pubbliche digitali del Paese, l’”Indagine sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo”, il cui obiettivo è misurare l’avanzamento della PA italiana nel suo percorso di innovazione attraverso l’approfondita analisi qualitativa di un campione di 109 Comuni capoluogo, aggiornata al 31 maggio 2020.
La digitalizzazione coinvolge anche i piccoli centri
Dall'indagine emerge con chiarezza che la digitalizzazione non è più un’esclusiva delle grandi città e delle regioni del Nord, ma coinvolge anche i centri più piccoli e le città del centro-sud. Sono tre le dimensioni prese in esame per valutare la maturità digitale delle nostre città: Digital public services, che misura il livello di disponibilità online dei principali servizi al cittadino e alle imprese erogati dai Comuni capoluogo; Digital PA, che misura il livello di integrazione dei Comuni rispetto alle principali piattaforme abilitanti individuate dal Piano triennale per l'informatica pubblica (SPID, PagoPA e ANPR); Digital Openness, che misura il livello di apertura dell’amministrazione comunale in termini di numerosità e qualità dei dati aperti rilasciati e il livello di comunicazione con la propria comunità di riferimento attraverso l’attivazione dei principali canali social.
I tre blocchi di partenza
Per ciascuno di questi indici è stato calcolato, per ogni Comune capoluogo, il livello di maturità digitale ed è stato infine delineato l’Indice complessivo Ca.Re. (Cambiamento Realizzato) che rappresenta la sintesi dei risultati ottenuti nelle tre dimensioni. Immaginando il percorso di digitalizzazione come una corsa di velocità, l’indagine individua tre classi di maturità digitale che vede i Comuni collocati in tre momenti: “Blocchi di partenza”, “Stacco” e “Spinta”. Su 109 Comuni capoluogo, 35 sono nella fase “Spinta” e hanno raggiunto un buon grado di maturità digitale, 37 si attestano nella fase di “Stacco” e altrettanti si collocano ai “Blocchi di partenza”.
Tra le 35 amministrazioni con elevata maturità digitale ci sono 26 Comuni che raggiungono un livello almeno sufficiente in tutte e tre le dimensioni considerate (Digital public services, Digital PA, Digital Openness) ed elevato in almeno una di esse (classificate come “omogenee”), cioè Arezzo, Bari, Bergamo, Brescia, Cagliari, Cremona, Firenze, Forlì, La Spezia, Livorno, Lodi, Matera, Modena, Monza, Napoli, Palermo, Parma, Pavia, Piacenza, Prato, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Trento, Verbania, Verona e Vicenza. A cui si aggiunge Mantova, con un livello “differenziato” (in fascia bassa in una dimensione e in quella più elevata nelle altre due. E poi 8 Comuni che raggiungono il livello più alto in tutte le tre dimensioni: le grandi metropoli di Bologna, Genova, Milano, Roma, Torino, Venezia e due medie realtà come Cesena e Pisa, a testimonianza del fatto che difficoltà strutturali oggettive (collocazione geografica e dimensione demografica) non impediscono il raggiungimento di ottimi risultati quando si è in presenza di determinate proattività soggettive.
Si conferma una certa vitalità delle realtà medie e medio-grandi, con un buon numero di capoluoghi con maturità digitale elevata (12 città con popolazione compresa tra i 60mila e i 120mila abitanti, 9 città con popolazione compresa tra i 120mila e i 240mila abitanti), ma non mancano infine Comuni sotto i 60mila come le due piccole città lombarde di Lodi e Mantova.
Performance buone anche al Sud
Se è vero che nel complesso, a ottenere la migliore performance dal punto di vista territoriale sono i capoluoghi del nord-ovest (12 su 24 si collocano nella fase “Spinta”, 6 nella fase “Stacco”) e del nord-est (11 Comuni su 24 in fase “Spinta”, 9 in fase “Stacco”), e che spiccano ancora i grandi comuni (ben 11 dei 12 Comuni con più di 240mila abitanti sono in fase “Stacco”, uno solo in fase “Spinta”), anche il Sud ha importanti realtà che performano bene. Si collocano infatti nella fase “Spinta”: Bari, Cagliari, Matera, Napoli, Palermo e Reggio Calabria.
Utilizzo dei social network per la comunicazione dei servizi
A livello generale il canale social più diffuso tra i 109 Comuni considerati è Facebook (utilizzato da 95 amministrazioni), seguito da Youtube (attivo in 93 città), Twitter (85) e LinkedIn (84). Più basso il dato relativo a Instagram, con soli 67 Comuni attivi. Ancora poco diffuso Telegram, utilizzato soltanto da 45 città come strumento per informare tempestivamente la cittadinanza su novità, eventi e servizi erogati. Complessivamente, solo 23 Comuni tra i 109 monitorati utilizzano tutti i 6 strumenti analizzati.
Nota metodologica
La ricerca sostanzia il modello Ca.Re. (Cambiamento Realizzato) di Dedagroup Public Services, frutto di una rielaborazione del DESI (Digital Economy & Society Index) rispetto agli obiettivi definiti dalla strategia nazionale sulla PA digitale (Agenda Digitale italiana, Strategia per la Crescita Digitale, Piano triennale per l’ICT) e di una sua contestualizzazione a livello locale. All’indirizzo https://www.dedagroup.it/public-services/questionario-CaRe è disponibile una versione semplificata del questionario accessibile a tutti i comuni che desiderano autovalutare il proprio livello di digitalizzazione.