Grazie alla firma di un protocollo d'intesa tra il Comitato Regionale Lombardia del Coni e il provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria, lo sport diventa strumento di riscatto sociale sulla scorta di un progetto nato nel carcere di Opera (MI). I tecnici Coni, in accordo con il Ministero della Giustizia, valuteranno gli spazi che i penitenziari dedicano alla pratica sportiva, per capire dove si possa lavorare sulla formazione dei detenuti come operatori sportivi, per ampliare così l'offerta sportiva e formativa e aumentare le occasioni di socializzazione durante la detenzione.
Solo un detenuto su tre pratica sport
Nelle 18 carceri lombarde, oggi, lo sport è praticato solo da un detenuto su tre: "È necessario dare una regia e una migliore organizzazione alle attività nelle carceri; lo sport è importante perché i detenuti stanno fuori dalle celle, fanno attività sportiva in modo intelligente e anche il lavoro della polizia penitenziaria ne trae beneficio", ha spiegato il provveditore delle carceri lombarde Aldo Fabozzi.
L'accordo firmato vuole coinvolgere anche altre istituzioni, in particolare la Regione, le università e associazioni come la Fondazione Cannavò, che hanno già risposto con convinzione: "Regione Lombardia ha realizzato il progetto Oltre il muro in collaborazione con i comitati territoriali Uisp per favorire, attraverso lo sport, il recupero sociale, l'elevazione culturale, il benessere psicofisico e i miglioramento della qualità della vita dei detenuti e delle detenute, al fine di facilitare il loro reinserimento nella società civile", ha spiegato l'assessore allo sport Antonio Rossi. Che ha aggiunto: "Siamo riusciti a coinvolgere 2.236 detenuti, 145 detenute, 45 minori detenuti e anche 295 persone della Polizia penitenziaria e dell'area educativa che sono stati seguiti da educatori sportivi, tecnici sportivi, animatori, formatori, insegnanti, volontari».
In futuro un'estensione ai figli dei detenuti
Per la Regione il protocollo del Coni Lombardia "E' quasi un accordo attuativo regionale della misura nazionale che ben si coniuga con le finalità del progetto di Regione e Uisp e con la politica dell'Assessorato di riscattare le persone attraverso il moto", spiega ancora Rossi. Si ipotizza per il futuro anche la promozione di attività per i bambini figli di detenute, sia che vivano con le madri nel penitenziario, sia che vadano a fare visita a un genitore.
(VV)