E’ partito con una battuta di arresto il progetto di legge sulla riorganizzazione del servizio idrico integrato in Lombardia, che mira ad accentrare a Milano il controllo del servizio idrico per un generale efficientamento delle spese di gestione, l’eliminazione di sprechi, l’eccessivo spezzettamento delle competenze, così da ottenere una maggiore qualità, efficienza ed efficacia, attraverso il superamento degli attuali Ato (otto in tutto quelli presenti in Lombardia). Questi ultimi resterebbero soltanto come sub ambiti di livello regionale e farebbero riferimento all’unico ambito territoriale individuato. La previsione di un’unica Autorità idrica - si legge nel progetto di legge - sotto il diretto coordinamento regionale, consente di garantire una maggiore uniformità a livello regionale (tariffe, livelli di servizio...), economie di scala e specializzazione nonché la terzietà del controllo. Le funzioni attualmente esercitate dagli Ato verrebbero attribuite all’Autorità idrica lombarda, ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia amministrativa, organizzativa, patrimoniale e contabile. Le forme di partecipazione sarebbero garantite dalla costituzione della conferenza dei Comuni, composta da una limitata rappresentanza di tutti i municipi regionali.
La proposta di portare a Milano tutte le decisioni sul servizio idrico integrato provinciale ha sollevato un immediato coro di no in Valtellina e Valchiavenna. I primi ad esprimere la propria contrarietà, in ragione di un territorio la cui specificità è stata riconosciuta anche a livello nazionale, sono stati i rappresentanti dell’Ufficio d’ambito, con il plauso di diversi sindaci della zona.
(VV)