SEZIONE: SICUREZZA E LEGALITA' - WELFARE E POLITICHE GIOVANILI
IMMIGRAZIONE

Migranti: in Italia sempre più irregolari e occupati

2 Dicembre 2016
 

Sono sempre di più - per l'aumento del numero di irregolari - ma trovano un lavoro in maniera più continuativa, fanno meno figli e sono in genere più stabili e integrati: così descrive gli immigrati presenti in Italia nel 2016 il XXII Rapporto sulle Migrazioni 2016, elaborato dalla Fondazione ISMU e presentato il 1 dicembre 2016 a Milano.

Le stime parlano, al 1 gennaio 2016, di circa 5,9 milioni di immigrati - tra regolari e non - in Italia, con un aumento di 52mila unità (+0,9%) rispetto all’anno precedente. Un incremento che è dovuto soprattutto alla componente irregolare (+31mila), che registra una leggera ripresa: al 1° gennaio 2016 Ismu stima che non sono in possesso di un valido titolo di soggiorno 435mila immigrati (contro i 404mila alla stessa data dell’anno precedente). Gli stranieri rappresentano il 9,58% di quella che è indicata da Eurostat come popolazione abitualmente residente in Italia.

 

Un incremento di presenze modesto solo in apparenza
Tenendo conto anche delle acquisizioni di cittadinanza avvenute nel 2015, lo scenario cambia. Nel 2015 i nuovi italiani sono infatti 178mila (contro i 130mila del 2014 e i 60mila del 2012). Se ai 52mila stranieri presenti conteggiati in più (regolari e non) si aggiungono i 178mila immigrati che hanno acquisito la cittadinanza italiana, l’incremento del numero complessivo dei presenti sale intanto a 230mila, con un aumento complessivo del 3,9%. I dati dunque indicano che la crescita c’è ma non si vede e al tempo stesso sottolineano come gli immigrati in Italia siano in genere più stabili e integrati.


Sempre più richieste di protezione e asilo
Intanto continua a essere elevato il numero di migranti e di richiedenti protezione internazionale che arrivano via mare nel nostro paese. Nel corso degli ultimi cinque anni infatti il numero dei migranti sbarcati sulle nostre coste è quasi triplicato: dai 63mila nel 2011, ai 154mila del 2015, passando per la punta dei 170mila del 2014. Ad anno non ancora concluso l’Italia ha già raggiunto un nuovo record per quanto riguarda gli sbarchi di migranti: sono 171mila gli arrivi via mare registrati tra il primo gennaio e il 27 novembre del 2016, cifra già superiore quindi a quella raggiunta nell’anno 2014 (170mila arrivi) e a quella del 2015 (154mila). Parallelamente si regista anche un incremento dei richiedenti asilo: nei primi 10 mesi del 2016 sono state presentate 98mila domande (contro 84mila nel 2015). Aumentano anche i minori non accompagnati giunti via mare: al 31 ottobre 2016 se ne contano oltre 22mila contro i 12.360 dell’intero anno 2015.

 

La natalità è in calo: niente boom
Negli ultimi anni la natalità degli stranieri è scesa gradualmente: agli 80mila nati del 2012 (massimo raggiunto) si è passati infatti da 78mila nati del 2013, ai 75mila del 2014 fino ai 72mila del 2015. Quindi, anche se il loro contributo allo svecchiamento della popolazione rimane comunque importante, è evidente che si stanno sempre più adattando al modello riproduttivo della società italiana e che la prevista rivoluzione delle culle, che qualcuno teorizzava, si è rivelata una falsa aspettativa.
 

I disoccupati stranieri per la prima volta in diminuzione
Sul fronte lavorativo si registra nel 2015 un aumento dell’occupazione straniera (+ 2,8% rispetto all’anno precedente). Inoltre per la prima volta dopo diversi anni si calcola una diminuzione dei disoccupati stranieri che sono 456.115 (-9.579 rispetto all’anno precedente). Gli immigrati senza lavoro rappresentano il 18% dei disoccupati complessivi.
 

Emigrazione: gli italiani superano gli stranieri
Nel 2015 delle 147mila persone che hanno lasciato il nostro paese 102 erano italiani. La componente immigrata che si è trasferita all’estero corrisponde quindi a meno di un terzo del totale. Va sottolineato però che tra gli emigrati di nazionalità italiana, è sempre più rilevante il numero di coloro che risultano non essere nati in Italia: più di 20mila nel 2014 e circa 25mila nel 2015. Si tratta di persone di origine straniera che emigrano altrove o rientrano in patria, dopo un soggiorno in Italia dove hanno acquisito la cittadinanza.

Provenienze: il primato va ai rumeni
Anche per il 2015 si conferma lo schiacciante primato dei rumeni, che con poco più di un milione e 150mila residenti, rappresentano il 22,9% del totale. Seguono gli albanesi (9,3%) e i marocchini (8,7%), con quasi mezzo milione di residenti ciascuno. E ancora i cinesi con 270mila unità (5,4%), gli ucraini con 230mila presenze (4,6%). Mentre i filippini (3,3%), gli indiani (3%) e i moldavi (2,8%) si attestano attorno alle 150mila unità ciascuno. La crescita più consistente, riguarda gli egiziani (+14,4%), seguiti da srilankesi (+7,7%), bangladeshi (+6,8%), rumeni (+6,5%), cinesi (+5,6%) e ucraini (+5,3%). La maggior parte vive al Nord, ma crescono i residenti al Sud. Al 1° gennaio 2016 la netta maggioranza degli stranieri risiede nelle regioni del Nord Italia (58,6%). Nel biennio 2014-2015 la crescita maggiore di residenti si registra però soprattutto nel Sud (+58mila), nel Centro Italia (+29mila) e nelle Isole (+26mila). Il Nord Ovest presenta solo un lieve aumento (+13mila), mentre il Nord Est perde residenti (-22mila).
 

Possibili scenari futuri
Le ultime statistiche delle Nazioni Unite mettono in luce come negli ultimi quindici anni i migranti a livello planetario si siano accresciuti del 41%, ossia a una velocità che è doppia rispetto al ritmo di aumento della popolazione mondiale. La stessa fonte avverte che i paesi più poveri (per lo più localizzati nell’Africa sub-sahariana) potrebbero non solo non allentare la pressione migratoria di natura “economica” verso l’Europa, ma persino accrescerla nei prossimi decenni. La loro dinamica demografica produrrà 400 milioni di abitanti in più tra oggi e il 2036, di cui 166 milioni saranno giovani adulti tra i 20 e i 44 anni. Ciò significa che, da subito, nel profondo Sud del Mondo si rende necessario creare mediamente almeno 8-9 milioni di posti di lavoro in più ogni anno unicamente per assorbire l’offerta aggiuntiva derivante dalla crescita demografica della popolazione più giovane in età attiva. Se ciò non dovesse avvenire si produrrebbero milioni di nuovi candidati a un’emigrazione dettata dal bisogno di sopravvivere. 

(Valeria Volponi)

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