SEZIONE: TERRITORIO E SVILUPPO LOCALE

SPECIALE TRASPORTI - Autostrade Centropadane

20 Giugno 2008
 
Ripensando alla nostra visita presso la direzione di Autostrade Centropadane viene in mente che, nelle caratteristiche della sede stessa, sono presenti i punti di forza di questa interessante realtà. Appena usciti dal casello di Cremona sembra di trovarsi in un’oasi: strade e traffico sono scomparsi dietro agli alberi, mentre all’ingresso degli uffici c’è addirittura una piccola “zona umida” replicata alla perfezione tanto che, scopriremo dopo, viene utilizzata per la nascita e la crescita di flora e fauna che servirà a ripopolare altre zone umide. Ad accoglierci è Francesco Acerbi, direttore generale di Autostrade Centropadane, società per azioni operante dal 1971 che gestisce 88.6 km di autostrada, da Piacenza a Brescia, e la diramazione per Fiorenzuola d’Arda, raccordando la A21 con la A1 e la A4 con un tracciato che si estende sul territorio di due regioni: Emilia Romagna e Lombardia. Prima di affrontare il futuro diamo un’occhiata al presente qual è la situazione attuale? Come Centropadane operiamo nelle tre provincie di Brescia, Cremona e Piacenza. Qui abbiamo realizzato, per oltre 110 milioni di euro, e stiamo realizzando diversi lavori di raccordo tra l’autostrada e la viabilità ordinaria: svincoli, caselli, parcheggi e raccordi in grado di armonizzare la nostra presenza con il territorio circostante. Tra i lavori in fase di esecuzione, da sottolineare quelli relativi ai cantieri in area bresciana che renderanno assai più scorrevole il traffico di avvicinamento al casello, migliorando anche la viabilità cittadina. Complementare a questi, la realizzazione di un grande parcheggio per mezzi pesanti proprio nella nuova area del casello: si tratta di un parcheggio sorvegliato di 150 posti e di un fabbricato dotato di servizi di ristoro e per la persona, immersi in ampie aree verdi. I lavori sono iniziati a fine 2006 e il costo totale dell’opera è superiore ai 5 milioni di euro; entrambi questi progetti si concluderanno nel corso del 2008, insieme anche alla costruzione del nuovo casello di Poncarale, che collegherà l’A21 con il raccordo autostradale di 30 km Ospitaletto-Montichiari di prossima realizzazione. La realizzazione di opere infrastrutturali importanti porta spesso con sé le proteste del territorio che attraversa; qual è la vostra esperienza in merito? È una questione di metodo di lavoro. Noi ci mettiamo sempre nei panni dell’amministratore e dei cittadini che si trovano il paese o il terreno attraversato da un’autostrada. Questa non può essere un corpo estraneo che si impone ma deve nascere in maniera armonica, inserendosi positivamente nel piano di sviluppo di ogni singolo Comune che attraversa. Non si rischia di impostare un lavoro lungo e costoso dai risultati incerti? Le porto la nostra esperienza legata alle due prossime opere più importanti: il raccordo autostradale tra il casello di Ospitaletto sulla A4 e l’aeroporto di Montichiari e l’autostrada regionale Cremona-Mantova. Nel primo caso abbiamo avuto parere favorevole di 18 Comuni attraversati su 18, nel secondo 41 favorevoli su 45. Non parlerei quindi di risultati incerti, e anche sui costi e i tempi abbiamo riscontrato l’esatto opposto. Il costo di realizzazione per chilometro delle nostre opere è inferiore a quello delle altre opere previste in Lombardia, anche se certo i dati non sono immediatamente confrontabili viste le molteplici variabili in gioco. Ma le dirò di più. Gli amministratori pubblici sono molto più disponibili e pronti a cogliere i vantaggi di un’opera pubblica di quanto si pensi, il criterio del “not in my garden” non fa parte della cultura dei sindaci lombardi. Quello del nuovo raccordo autostradale Ospitaletto- Montichiari è un progetto di assoluto rilievo per la viabilità regionale e bresciana perché allevierà il traffico lungo la tangenziale sud di Brescia, raccorderà tutte le strade che radialmente raggiungono la città e, collegando la Milano-Brescia con Montichiari, costituirà fattore decisivo di sviluppo dell’aeroporto e risanerà i centri abitati oggi attraversati in modo insostenibile. Della Cremona-Mantova si sente parlare sempre in termini positivi, un’opera che nasce all’avanguardia cosa la connota in questo senso? La Cremona-Mantova si inserisce nel territorio padano con una duplice funzione di cerniera e di alternativa. Da una parte, infatti, collega infrastrutture nazionali e locali già esistenti, dall’altro costituisce un “terzo corridoio”, integrativo della A1 e alla A4 che certamente contribuirà ad alleviare la congestione di queste due arterie. Il progetto della futura autostrada Cremona-Mantova si può senz’altro considerare innovativo sotto svariati punti di vista. In primo luogo, per esempio, si è scelto di affiancare il nuovo tracciato all’infrastruttura ferroviaria già esistente e a grandi canali di scolo rispettando proprietà agricole con una lunga tradizione alle spalle ed evitando in modo rilevante frammentazioni che le avrebbero snaturate. Abbiamo chiesto agli agricoltori che coltivano aree contigue al nuovo tracciato di non produrre a scopo alimentare nella “fascia di rispetto”. Continueranno a coltivare gli stessi prodotti di oggi, semplicemente li destineranno alla generazione energetica e non alla tavola, avendo la garanzia di ritiro del prodotto e una royalty sull’energia generata, o diversamente, a costituire servitù retribuite di bosco o di siepi sui loro appezzamenti. Questo approccio risponde a tre requisiti che ci siamo imposti e che di nuovo evidenziano il positivo rapporto che la Società tiene col proprio territorio: cambiare destinazione alla minor superficie possibile, sottrarre all’alimentazione prodotti che potrebbero contenere maggiori concentrazioni di inquinanti, infine assicurare una garanzia reddituale riconoscendo un valore non solo al terreno direttamente interessato dal nastro di asfalto, ma anche alle aree circostanti l’opera.
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