Scrive Massimo Di Rienzo, esperto di legalità nella Pubblica Amministrazione: “una definizione condivisa di conflitto di interessi è la seguente: il conflitto di interessi reale (o attuale) è la situazione in cui l'interesse secondario (finanziario o non finanziario) di una persona (agente) tende a interferire con l'interesse primario di un'altra parte (principale), verso cui la prima ha precisi doveri e responsabilità”.
Tema di persistente attualità, il conflitto di interessi viene evocato ogni qualvolta si palesi il dilemma tra la cura del bene pubblico in contrapposizione o sovrapposizione alla cura di interessi privati. Gioca in questa evocazione un ruolo fondamentale l’accountability, per meglio dire il “rendere conto” da parte della Pubblica Amministrazione del proprio operato e ancor più dell’utilizzo delle risorse finanziarie pubbliche sia in termini di regolarità dei conti che di efficacia gestionale. Così, come ravvisa Di Rienzo, “emerge con forza il problema di allontanare ogni sospetto in merito all'interesse verso il quale ci si mette al servizio in qualità di decisore pubblico”.
Come fare? E soprattutto come evitare che il richiamo al conflitto di interessi sia un mero esercizio di stile, per usare un eufemismo?
Può tornare utile uno strumento di autovalutazione come quello che lo stesso Di Rienzo, con l’ausilio di Andrea Ferrarini, collaboratore di Anci Lombardia, hanno elaborato per valutare la presenza di conflitto di interessi o di incompatibilità nel processo di controllo, vigilanza, ispezione e sanzione.
Rimandiamo quindi alla griglia di autovalutazione presentata dai due autori sul loro blog.
(SM)