Pubblichiamo l'intervista del direttore Ferruccio Pallavera al Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana apparsa sull'ultimo Strategie Amministrative disponibile online.
In Lombardia si assiste a pericolosi fenomeni di infiltrazione mafiosa negli Enti locali, nel controllo degli appalti pubblici e in molti settori economici. In questi anni, poi, si è diffuso il problema delle ludopatie, favorito soprattutto dall’apertura incontrollata di numerose sale gioco in tutto il territorio regionale, esercizi spesso copertura di attività malavitose.L’esperienza della legge regionale lombarda è stata positiva, così come l’accordo raggiunto col Governo che riconosce la possibilità di regolamentazione da parte di Regioni e Comuni. Si proseguirà sulla strada intrapresa?
Il problema dell’infiltrazione della criminalità è portato costantemente alla luce da episodi di cronaca che non rendono orgoglioso il nostro territorio purtroppo. È vero che a volte questi clan malavitosi sono legati al mondo del gioco – anche se non sempre è così. Di certo è da ribadire che Regione Lombardia non si è lanciata in una ‘caccia alle streghe’ contro il gioco, ma piuttosto ha voluto affermare il principio che, per quanto di sua competenza, qualcosa andasse fatto per frenare una diffusione inarrestabile del fenomeno delle macchinette, ammessa anche dagli stessi operatori. Come tutte le Leggi credo che ci siano degli aspetti migliorabili, ma è anche vero che la Lombardia è intervenuta in un ambito ‘nuovo’ per una Regione e che tanti altri enti locali hanno utilizzato il testo come punto di riferimento; dai dati, mi risulta che una riduzione ci sia stata e quindi, assieme all’azione di sensibilizzazione sui rischi, un importante obiettivo è stato raggiunto. Grazie a tutto il lavoro svolto, il messaggio legato ai rischi del gioco d’azzardo patologico è diventato di attualità. Non ci sono più solo articoli di cronaca che testimoniano storie di degrado e drammi familiari, ma l’argomento è entrato, ad esempio, nelle scuole e negli oratori. Si parla di rischi e si fa prevenzione, ed è questo un aspetto che valuto molto positivamente e che mi piacerebbe continuare ad approfondire. In sede di conferenza unificata Stato Regioni, inoltre, la
Lombardia, insieme alla Provincia autonoma di Bolzano, ha ottenuto che le disposizioni specifiche in materia di dislocazione delle macchinette già esistenti a livello locale restino in vigore, qualora le stesse prevedano una tutela maggiore per la popolazione.
I Comuni hanno contribuito più di altri comparti della pubblica amministrazione al risanamento della finanza pubblica. Nel periodo 2010-2015 tra tagli ai trasferimenti e obiettivi di patto di stabilità il peso delle manovre subite dai Comuni è stato di circa 13
miliardi di euro, circa 2 miliardi di euro per i Comuni Lombardi. Nel 2017, diversamente dal 2016, Regione Lombardia ha accolto la richiesta di Anci Lombardia con la messa a disposizione di 10 milioni di euro di spazi finanziari nella scorsa primavera ed altri 30
milioni di euro nel mese di settembre e assorbendo e ridistribuendo verticalmente, in modo innovativo, circa 6 milioni di euro di spazi orizzontali messi a disposizione dai Comuni e non utilizzati. Pensa di riproporre il patto territoriale verticale?
Sarà certamente fondamentale pensare ad un nuovo patto territoriale verticale, per rispondere almeno alle emergenze e ai bisogni imminenti di enti locali che in questi anni hanno subito continui tagli di trasferimenti: del resto, il disegno del referendum Renzi era di creare un nuovo centralismo, che non corrisponde alla vocazione amministrativa dei nostri territori.
Dopo la bocciatura delle proposte di modifica costituzionale che hanno confermato le Province come enti costitutivi della repubblica è necessaria una profonda rivisitazione del loro ruolo e di quello della Città Metropolitana. Per dare forza al disegno di riordino territoriale e a una nuova articolazione delle autonomie locali non pensa sia necessario introdurre un assessorato alle Autonomie Locali?
Abbiamo volutamente creato un assessorato all’Autonomia, che si occuperà appunto dell’intesa avviata con il Governo sull’autonomia regionale (ex art. 116 della Costituzione) richiesta a gran voce da milioni di lombardi. È evidente che combattere per ottenere ciò che la nostra regione merita implica anche una profonda revisione degli assetti istituzionali, con un riordino che preveda compiti specifici e modalità per realizzarli di tutti gli enti locali, e una particolare attenzione a quegli “ibridi” creati dalla Delrio che sono purtroppo diventati luoghi della politica senza risorse: dall’autonomia deriva sì una maggiore scelta di Regione su organizzazione e gestione di risorse e servizi, ma anche vera realizzazione di un “federalismo dei territori”, dove ogni ente ha chiari compiti, sicure risorse, riconosciute responsabilità. Si apre oggi una nuova fase costituente.
Le Province ci sono, hanno competenze importanti e devono ritornare ad avere quel ruolo di snodo tra la programmazione regionale e il Comune. Allo stesso modo va valorizzato il ruolo della Città Metropolitana di Milano, altra “incompiuta” delle sciagurate idee Renzi/Delrio, valutando l’eventuale cessione di deleghe e competenze ad essa. Occorrerà un reale confronto soprattutto sul coordinamento della finanza locale per assicurare maggiore elasticità per gli investimenti.
Il territorio della Lombardia è montano per oltre il suo 40%. Le Comunità Montane, aree omogenee territoriali, possono essere una gestione associata di servizi virtuosa come accade in diverse realtà: pianificazione degli interventi di salvaguardia del territorio
e del patrimonio forestale, coinvolgimento attivo nella predisposizione e gestione dei bandi per l’erogazione di risorse. Lei cosa ne pensa?
Da Governatore ho scelto di dare spazio nella giunta ad un assessorato dedicato alla montagna e tra le competenze dello stesso – che sarà guidato da un amministratore esperto e pratico come Massimo Sertori – ci sono primariamente gli enti locali, le gestioni associate (come le Comunità Montane) e tutte le politiche di tutela, programmazione e sviluppo delle aree montane: bandi dedicati, investimenti nelle infrastrutture, diffusione della rete digitale, coordinamento dei servizi e promozione del turismo saranno politiche di fondamentale importanza non solo per risolvere la crisi in cui versa il comparto invernale e rilanciare al contempo anche quello estivo, ma anche incentivi per la valorizzazione di territori splendidi che purtroppo sono anche soggetti a spopolamento per le condizioni geografiche e di difficile raggiungibilità.
Sta diventando sempre più importante la semplificazione dei processi burocratici, non solo per i cittadini e le imprese, ma anche per i Comuni nei loro rapporti istituzionali. E’ fattibile l’istituzione di uno sportello unico regionale per i Comuni cui si debbano
indirizzare domande e dati e che annualmente indichi a quali comunicazioni sono tenuti i Comuni?
È assolutamente indispensabile la semplificazione della macchina, perché se è vero che il cittadino deve poter capire velocemente a quale ufficio rivolgersi e deve avere risposte celeri ai propri bisogni, è anche vero che gli enti sottoposti / sussidiari a Regione devono avere canali di comunicazione univoci, sportelli unici cui indirizzare le domande, gestione associata dei servizi ben strutturata, bandi in cui si superi la pratica del “click day”, community digitali come piattaforme per dialogare tra loro e con Regione.
“Burocrazia zero” non vuole essere solo uno slogan ma uno dei primi risultati raggiunti dalla prossima legislatura, con l’unico obiettivo di facilitare da una parte la vita dei cittadini, dall’altra l’attività delle imprese lombarde e, infine, il dialogo tra enti pubblici che collaborano.
Come giudica l’ipotesi di porre sanità e sociale sotto un unico assessorato? Faciliterebbe il dialogo e la sinergia tra misure e interventi che, per essere efficaci, necessariamente devono connettersi, appartenendo ad ambiti strettamente correlati tra loro?
Credo nell’integrazione di sanitario e sociosanitario, come due facce parallele ma unite della stessa medaglia del “prendersi cura”, che è anche il paradigma della nuova riforma sanitaria lombarda approvata nella scorsa legislatura. Intendo dunque completare il percorso di integrazione ospedale-territorio appena avviato e trovare tutte le migliorie necessarie per rendere questo nuovo assetto sempre più efficiente e funzionale. Diverso è invece il sociale che, anche se è collegato alla fase di cura e prendersi cura, investe un settore più ampio sia in termini di servizi che di individui: riguarda non solo la persona ma anche il mondo ad essa circostante, la comunità, il territorio e tutti gli aspetti che interessano il nucleo famigliare; per questo motivo ho pensato per la nostra giunta ad un assessorato delle politiche sociali e abitative – che si occuperà anche in particolare di disabilità e di tutti i bisogni che riguardano la famiglia della persona disabile – perché non si può separare tutto ciò che è prettamente sociale, servizio per le fragilità e i cittadini in difficoltà, volontariato, inclusione, famiglia, dalle politiche della casa. A questo si aggiunga il forte impegno per il fondo che garantisce risorse ai Comuni per l’erogazione di tutti i servizi sociali, che abbiamo l’ambizione di poter incrementare in futuro: mentre l’area sanitaria e sociosanitaria possono infatti essere sostenute dal fondo sanitario, tutto ciò che riguarda i servizi sociali deve essere governato dagli enti locali – con il supporto della Regione – che ben e meglio conoscono i bisogni di ogni singola persona che si serve dei servizi sociali del Comune, ad esempio.
L’edilizia scolastica e gli interventi per la messa in sicurezza dei plessi restano una delle priorità per gli Enti locali. Cosa può fare la Regione?
A Regione compete la programmazione degli interventi sul patrimonio edilizio scolastico che è di proprietà statale e che dunque beneficia di finanziamento dello Stato. Tuttavia è già capitato che Lombardia mettesse a disposizione anche risorse proprie per manutenzione, ristrutturazione, messa in sicurezza, ecc. in ossequio al principio di leale collaborazione, ancorché non le spettasse. Ritengo di poter impegnare l’attuale governo regionale non solo a interloquire nella maniera più proficua con lo Stato per ottenere al più presto la nuova ripartizione di fondi, ma anche a prevedere eventuali risorse aggiuntive -assumendo poi un ruolo di coordinamento dei vari interventi e fondi-, perchè la scuola deve essere il luogo sicuro cui ogni mattina affidiamo i nostri figli.
La realizzazione e le caratteristiche delle linee di comunicazione e del trasporto pubblico sono uno degli elementi fondamentali di una politica ecologica ed antinquinamento, di corretta programmazione del territorio e un elemento fondamentale per superare la marginalità delle aree interne di pianura e di montagna. Se si vuole contrastare l’esodo sociale e produttivo che le caratterizza bisogna garantire collegamenti e TPL di qualità ed efficiente. La Regione può diventare protagonista di un grande piano per le strutture di mobilità pubblica?
Regione deve essere e sarà protagonista di un Piano di programmazione infrastrutturale e di mobilità, perché non si possono scindere la nervatura dei percorsi dai mezzi che i lombardi possono o dovranno utilizzare; né, nella programmazione del trasporto pubblico e dell’organizzazione degli spostamenti, si può prescindere dalla tutela dell’ambiente: promuovere nuove forme di mobilità (misura zero bollo per auto elettriche), proseguire il piano di acquisto di mezzi pubblici elettrici da destinare al servizio di TPL e incoraggiare l’infrastrutturazione elettrica del territorio (bandi per colonnine elettriche da finanziare attraverso il ricorso a fondi europei) lo consentiranno.
Il rilancio di una decisa iniziativa regionale per un Piano Strategico per le infrastrutture del futuro dovrà essere realizzato sulla base di una forte programmazione regionale e delle richieste del territorio, tenendo conto, sin dalle fasi iniziali, della sostenibilità ambientale, economica e finanziaria dei progetti e prevedendo un utilizzo efficiente delle risorse e il rispetto dei tempi di realizzazione. Questo piano, che comprenderà sia infrastrutture che mobilità, dovrà dunque interessare in particolar modo quei territori che sono difficoltosi da raggiungere o scarsamente collegati. Un ulteriore impegno andrà garantito per il superamento del digital divide e per il raggiungimento dell’obiettivo di costruire una “smart land”, invece di limitarci alle smart cities.
L’Anci ritiene indispensabile, per assicurare una risposta efficace alla “domanda” di sviluppo del territorio fondata sulla riduzione del consumo di suolo e sulla rigenerazione urbana, coordinare i diversi piani e programmi regionali, provinciali e della Città metropolitana in una visione coerente d’insieme onde evitare una redazione sequenziale dei diversi piani. Lei cosa ne pensa?
Le istituzioni devono dialogare e collaborare se si vuol raggiungere il miglior risultato possibile per la qualità di vita dei nostri territori e dei cittadini: non mi interessa il colore politico perché una volta che si assume un ruolo di amministratore si supera anche la stretta appartenenza politica. È con questo criterio che io svolgerò il mio ruolo di Presidente, ascoltando e collaborando con maggioranze e minoranze. Con il medesimo criterio, i vari enti dovrebbero lavorare, collaborare e integrare gli interventi per renderli sia più coerenti tra loro, sia più rispondenti alle esigenze del territorio che è uno solo: una visione d’insieme di Regione, Province e Città Metropolitana di urbanistica e programmazione comprende sia lo sviluppo che la tutela del suolo ed è quindi fondamentale per evitare il sovrapporsi o – peggio – il contrasto tra piani differenti che dovrebbero avere tutti lo stesso scopo.
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