Si è concluso con un forte appello al senso di responsabilità di ognuno l'incontro con il Santo Padre a cui hanno preso parte, il 10 dicembre 2016, 80 sindaci di tutto il mondo - di cui 20 italiani - chiamati a discutere di mnuove strade per costruire la pace, "strade che mettano in evidenza la dignità umana di tutti i rifugiati e che permettano di affermare la loro identità". A trasmetterlo, il presidente di Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, che ha detto: "L’accoglienza oggi non può più essere mera vocazione ma deve farsi istituzione e integrazione secondo i principi di responsabilità e di sostenibilità. Su questi due pilastri si realizza il sistema di accoglienza decentrato e diffuso Sprar. Purtroppo con l’acuirsi delle crisi e con flussi in continua crescita, i governi nazionali, a partire da quello italiano, hanno messo in campo procedimenti emergenziali che se, da un lato, hanno salvato migliaia di vite umane, dall’altro hanno bypassato il coinvolgimento delle comunità determinando disservizi sui territori che i sindaci continuano ancora oggi a gestire con fatica”.
Un impatto sulle comunità locali importante, ma gestibile
“I numeri del fenomeno migratorio a livello internazionale ed europeo, che abbiamo ascoltato in questi due giorni sono impressionanti – ha detto Decaro – ed è innegabile il ruolo centrale svolto dall'Italia che, geograficamente, è l’approdo privilegiato delle principali rotte dei flussi che attraversano il mediterraneo. Ovviamente l'impatto di questo fenomeno in tali dimensioni e proporzioni sulle comunità locali che amministriamo è inevitabile anche se non ingestibile”. “Li abbiamo definiti flussi migratori inarrestabili ma a me piace pensare invece che sia il diritto alla vita per se stessi e per i propri figli che si manifesta in milioni di gambe umane che si mettono in marcia verso un luogo dove sia assicurato quel diritto”.
Decaro ha poi ricordato l’esodo dall’Albania che ad inizio Anni Novanta coinvolse e impegnò duramente la sua città: “La mia è una di approdi e partenze. Per secoli è stata attraversata da popoli e culture differenti e ha scelto come santo patrono un santo dalla pelle scura. Da quello stesso mare 24 anni fa, nell’estate del 1991, arrivò la prima grande ondata migratoria sulle coste italiane. Non era un barcone. Era una nave. Era la Vlora. Erano ventimila. Ventimila uomini, donne e bambini albanesi in fuga dal paese più povero d’Europa, all’epoca, alla ricerca di una vita migliore, alla ricerca della dignità perduta. Ventimila. Ciononostante, la città non fece barricate, non costruì muri, non scese in piazza a protestare. I baresi, semplicemente, aprirono le porte ai loro fratelli in difficoltà. Le porte del cuore, e qualche volta, anche le porte di casa”.
Le richieste di ANCI
il sindaco di Bari ha anche rimarcato una delle principali richieste dell’Associazione per migliorare la gestione dei migranti, vale a dire il “potenziamento delle commissioni territoriali di ascolto, organo deputato al riconoscimento dello status di rifugiati politici che hanno in attesa centinaia di persone “sospese” che troppe volte finiscono per trasformarsi in soggetti invisibili”. Inoltre “la rete dell’accoglienza deve essere diffusa, equa e soprattutto deve essere accompagnata da chi la propria comunità e il proprio territorio li vive ogni giorno. Su questa necessità, l’Anci ha avviato con il Governo italiano un’interlocuzione proficua per costruire una “rete di Comuni” che faccia sentire la propria voce a livello nazionale ed europeo sull’accoglienza sostenibile, sull’importanza di avviare azioni di integrazione che trasformino l’emergenza in inclusione sociale. Abbiamo davanti a noi un percorso lungo e delicato, che necessita di regole certe ma anche di uno sforzo collettivo che richiede il coinvolgimento di tutti, a partire dai cittadini.
L'Italia non sia lasciata sola
Insomma il presidente Anci ha confermato che: “L’Italia c’è stata e c’è ancora, c’è con i suoi volontari, c’è con i centri di prima accoglienza, c’è con gli uomini della guardia costiera che salvano decine di vite in mare ogni giorno, c’è soprattutto nei tanti gesti quotidiani di solidarietà che compiono i cittadini nei confronti di chi arriva nel nostro Paese. L’Italia c’è ed è pronta a fare la sua parte ma non può essere più da sola. Non possiamo essere più da soli, non possiamo essere gli unici a svolgere il ruolo di sentinelle del Mediterraneo che da culla di civiltà e culture si è trasformato in un cimitero liquido”.
(VV)