SEZIONE: TERRITORIO E SVILUPPO LOCALE
SCENARI

Milano è una città sempre più condivisa. E solidale.

13 Novembre 2015
 

Milano è la città più condivisa d'Italia. E a dirlo non sono solo i 2mila utilizzatori quotidiani di car sharing, o i 10mila che inforcano una della bici pubbliche; nemmeno i 32 spazi di coworking attivi, o gli 8 giardini condivisi, o i 24 alloggi di ospitalità comune bastano a inquadrare un fenomeno che è indiscutibilmente figlio di un "effetto moda", ma che di fatto fa bene a chi lo usa, a chi promuove questo servizio, alla comunità più in generale. Tanto che, proprio nella città, le declinazioni di quello che un tempo era uno sharing limitato a due ambiti - mobilità e ospitalità alberghiera - si allargano ad ambiti sempre nuovi, con un crescente approccio "in", inteso come innovazione e inclusione.

 

"Condividere" fa parte del DNA della città

Se ne è parlato a Milano, nella due giorni organizzata all'Ex Ansaldo dal Comune, dal titolo "Milano Sharing City - La città in condivisione", che ha fotografato lo stato dell'arte del settore dell'economia condivisa e individuato possibili linee di sviluppo future. Quel che è certo è che la sharing economy non è più una risposta a un momento di crisi, ma una vera e propria scelta di sostenibilità: "Condividere è ormai un processo che fa parte del DNA di Milano. E non è necessario che lo scambio abbia alla base del denaro: sempre più si parla di una cessione di tempo, di condivisione di servizi di assistenza (bambini, animali) in cambio di quello che in un momento specifico è più utile", spiega Cristina Tajani, Assessore alle Politiche per il Lavoro, Sviluppo Economico, Università e Ricerca del Comune di Milano. "Ragionare, vivere, lavorare in una logica di sharing economy significa riorganizzare modelli di comunità intorno a piattaforme che rispondono a un bisogno di risparmio, ma anche di nuova socialità". Ecco perchè il Comune di Milano, sin dal 2014, ha sentito l'esigenza di impegnarsi in prima linea sul tema, promuovendo anche la creazione di un albo in cui censire operatori ed esperti del settore: un registro che ormai raccoglie circa 100 professionisti.

 

Ai Comuni serve più informazione

Milano è pronta e matura, quindi. Ma cosa succede nel resto d'Italia? Lo spiega Annalisa Gramigna, direttore dell'Osservatorio Nazionale Smart City di ANCI: "Il nostro panel comprende ormai 130 Comuni e oltre 160 esperti, ma non possiamo certo dire che il tema sia all'ordine del giorno per le amministrazioni comunali. Servirebbe più informazione per arrivare a un cambiamento sistematico". Altro problema: chi prende le decisioni in materia. "Nel 61% dei casi si tratta di assessori, nel 30% di sindaci. E il fatto che gli assessori abbiano delega verticale impedisce di agire in un contesto coerente e complessivo". Ciò nonostante, il lavoro dell'osservatorio va avanti e sono già 1.256 i progetti raccolti in materia di mobilità, ambiente, energia.

 

Un'eredità per Milano 2016

Non è un caso, concordano tutti i presenti, pubblico e relatori, che sia proprio Milano a guidare questa rivoluzione: "La nostra città, come sempre, tira fuori risorse inaspettate nei momenti di maggiore difficoltà. L'energia che ha cominciato a circolare con Expo, si unisce a un clima più generale di inclusione", il commento unanime. Cosa fare, quindi, adesso di tutte queste idee, di tutta questa energia positiva che cambia le regole del gioco? L'Assessore Tajani non ha dubbi: "Sarà il nostro lascito a chi prenderà le redini della città nella nuova amministrazione. Un patrimonio prezioso, perchè definisce i confini di un nuovo modo di vivere. Al passato, ormai, non si torna più".

(VV)

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