SEZIONE: SICUREZZA E LEGALITA'
IMMIGRAZIONE

Profughi, Superti: Consigliamo ai Comuni di aderire allo Sprar

15 Marzo 2016
 

“In generale la situazione si può definire sostenibile, ma ci sono situazioni che non lo sono affatto: i sindaci non vanno lasciati soli”. Pier Attilio Superti, direttore dell’Anci Lombardia, riassume così la situazione profughi, rispondendo in questo modo anche ad alcune critiche della Lega.

Partiamo dai punti critici.
“Come Associazione dei Comuni lombardi, dopo un percorso condiviso con molti sindaci di ogni appartenenza politica, abbiamo approvato un documento con le linee guida: non vogliamo essere quelli che obbligano i sindaci ad accogliere i profughi, perché non è accettabile che dalla mattina alla sera arrivino i rifugiati senza che l’amministrazione locale sia stata minimamente contattata. Questo non va bene, tanto che abbiamo chiesto alle prefetture di concordare con i sindaci presenze e collocazioni. Da parte nostra non c’è alcuna spinta all’accoglienza coatta e siamo estranei a posizioni ideologiche: ci preme piuttosto affrontare le questioni concrete. Per questo abbiamo pure sostenuto, con la lealtà istituzionale che ci contraddistingue al di là dei colori politici delle amministrazioni, un’altra idea: occorre un criterio sostenibile, minimamente proporzionale per evitare che un piccolo Comune abbia una sproporzione di migranti rispetto alla popolazione, perché il disagio sociale della comunità parte da qui e supera le possibilità dell’ente locale di fronteggiarlo”.


In ogni caso è una situazione governabile.
“Non c’è ancora un’emergenza, per così dire, clamorosa come quelle che si vedono in altre parti d’Europa ma esistono tante piccole emergenze là dove si sono lasciati soli i Comuni. Sin dalla prima crisi libica, quando ancora c’era Gheddafi, la Lombardia ha sopportato un carico superiore a quello di altre Regioni: gli ultimi arrivi si sono aggiunti a strati già esistenti. Stiamo andando verso la bella stagione, il che significa ipotizzare altri arrivi. Il tema centrale, ancora da risolvere, è la concertazione territoriale nella fase di collocamento dei profughi. Una volta assegnati ai territori regionali in base alla popolazione, i Tavoli regionali faticano ad essere la sede della programmazione delle accoglienze: troppe volte le prefetture attivano le accoglienze senza il raccordo con i Comuni, che è un passaggio decisivo. Come Anci chiediamo chiediamo che le istituzioni nazionali e regionali facciano funzionare al meglio questi Tavoli, il cui buon funzionamento dipende ancora troppo dalla buona volontà dei prefetti e della rete territoriale. Sebbene alcuni operino bene, parte continua a non esercitare un ruolo di programmazione ma servono solo a reperire posti in emergenza”.


Allude al sistema nazionale Sprar (Sistema di protezione dei richiedenti asilo).
“Sì, e va rafforzato, cosa che peraltro sta avvenendo anche perché i costi sono riconducibili al livello statale. Noi consigliamo i Comuni di aderire alla rete Sprar nel caso siano disponibili all’accoglienza. Bisogna lavorare per un sistema d’accoglienza diffuso, e perciò in grado di essere sostenibile, capace di integrare. Detto questo, ci sono altri aspetti che ci preoccupano. Il riconoscimento dello status giuridico di profugo avviene con tempi burocratici particolarmente lunghi rispetto ad altri Paesi europei e questo provoca una serie di ricadute. Faccio un esempio: non possiamo utilizzare, in attesa della decisione, queste persone per lavori socialmente utili. Non possiamo poi pensare che il tema della residenza ricada esclusivamente sulla testa dei Comuni: se scatta l’assegnazione della residenza parte il meccanismo dei costi dell’assistenza. Non ultimo il capitolo dell’affido dei minori non accompagnati ai sindaci. Come si vede è un quadro molto articolato e complesso e che va gestito sul piano della concretezza quotidiana e la conclusione è problematica: serve un’accoglienza diffusa sul territorio, evitando la sproporzione tra rifugiati e popolazione”.


Come sono i rapporti con il Pirellone?
“Come sempre, di leale collaborazione. Lavoriamo insieme su diverse questioni: dall’assistenza ai Comuni per le strutture informatiche alle politiche giovanili, dall’attuazione della riforma costituzionale che riguarda le nuove Province a come poter utilizzare anche nel 2016 Patto di stabilità territoriale che in questi anni di crisi ha consentito alle amministrazioni di avere qualche spazio di manovra. Sui rifugiati abbiamo chiesto alla Regione, con spirito costruttivo, di esercitare un ruolo di coordinamento così come è avvenuto in occasione delle precedenti ondate migratorie. i Comuni non possono essere lasciati soli. Le chiediamo di collaborare al tavolo istituito presso la prefettura di Milano”.


(Franco Cattaneo - L'Eco di Bergamo, 15 marzo 2016)

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