Comuni e società civile contro le mafie

23 Maggio 2015
 
Interventi di rilievo all’apertura della Campagna 100 Comuni contro le mafie organizzata da Anci all’Expo Gate di fronte al Castello Sforzesco di Milano il 22 maggio 2015.
Dopo i saluti delle istituzioni locali, Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano, e Roberto Scanagatti, Presidente di Anci Lombardia e Sindaco di Monza, che si sono soffermati su alcuni aspetti di questa battaglia. “L’impegno quotidiano. lo scambio di buone pratiche, la rete tra Comuni e cittadini fanno payra alle mafie”, ha detto il Sindaco Pisapia. ”Dotare i Sindaci di strumenti utili e adeguati, semplificando per esempio gli iter burocratici, mantenere alto il livello di spesa per i servizi sociali, elemento fondamentale per la coesione sociale” sono alcuni punti della ricetta di Scanagatti (maggiori dettagli sugli interventi di Scanagatti e Pisapia sul sito di Anci Lombardia).
Il Sindaco di Napoli Gianni De Magistris, delegato sicurezza e legalità di Anci, ha ribadito l’importanza della Campagna come “segnale di vicinanza ai Sindaci che lottano contro le mafie e si trovano in prima linea a volte da soli” (vedi sito Anci Lombardia) e ha introdotto ospiti che hanno portato il loro contributo e plauso alla Campagna.
Fra questi il Sindaco di Rosarno, in Calabria, Elisabetta Tripodi. “I Comuni”, ha detto il Sindaco, “sono l’ossatura del Paese, i catalizzatori dei bisogni della comunità. Contro i Comuni, amministratori e dirigenti, le mafie usano oggi strumenti economici, forme di ricatto, diffamazione, spingendo molti soggetti a dimettersi, come è accaduto nel mio Comune. Di fronte a tutto questo, è importante che il Comune abbia la forza, laddove si arrivi a un processo, di costituirsi parte civile. Indubbiamente” ha proseguito il Sindaco Tripodi, “è necessario intervenire su norme che offrano ai Sindaci migliori possibilità di lottare contro le mafie. Penso a una revisione, per esempio, delle normative sugli appalti, sui beni confiscati, sull’anticorruzione. E’ importante perseguire ogni strada che consenta l’affermarsi della buona politica”. Il Sindaco ha ricordato i buoni risultati che ha portato l0’adozione della stazione appaltante unica in provincia di Reggio Calabria cui hanno aderito oltre 80 Comuni.
Dopo Marco Granelli, assessore alla sicurezza e coesione sociale di Milano, è intervenuto Alfonso Sabella, assessore alla legalità di Roma Capitale, magistrato del pool antimafia di Palermo in aspettativa. Molto sentito il suo intervento. L’assessore Sabella ha inizialmente ricordato un aneddoto che molto dice sulla criminalità organizzata. “Pochi giorni dopo il suo arresto mi incontrai con Pietro Aglieri (ndr. . signurinu, coinvolto nelle stragi di Capaci e via d’Amelio). Gli proposi il percorso per collaborare con la giustizia. Questa la sua risposta:’Voi andate nelle nostre scuole a parlare di lotta alla mafia, dite belle parole che restano impresse nelle menti dei bambini. Tornati a casa i bambini ci raccontano quelle belle parole. Poi, quando hanno 18 o 20 anni, cercano lavoro, una casa, vogliono farsi una famiglia non vengono da voi ma da noi. Perché mai dunque dovrei collaborare con voi?’. Questo episodio, avvenuto ormai molto tempo fa, dà il senso di cosa stiamo combattendo”. Sabella ha poi sottolineato i mali della corruzione, “fatta oggi da micro mazzette elargite anche ai burocrati, molte volte impreparati”.
Altrettanto e forse ancor più sentito l’intervento di Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Per Don Ciotti la lotta contro le mafie è una battaglia culturale che parte dalle scuole e prosegue nella vicinanza a tutti coloro che operano sui territori. “Voglio ricordare” ha detto don Ciotti, “le parole di Paolo VI: la politica è la più alta ed esigente forma di carità, perché al servizio del bene comune. La città è un organismo vivente di cui la cittadinanza è il cuore e l’amministrazione è la mente”. Cuore e mente devono agire insieme e non basta essere cittadini a intermittenza: “di fronte a fatti gravi, non basta commuoversi bisogna muoversi. E’ necessario che la mente stimoli il desiderio alla partecipazione alla vita sociale. Bisogna creare la città educativa, dove tutte le realtà del territorio portino il loro contributo all’educazione. Perché conoscenza e coscienza sono alla base della responsabilità, sono inscindibili da essa. E la responsabilità precede la legalità”. Questa la vera parola da usare, secondo don Ciotti, responsabilità.
Il presidente di Anci, Piero Fassino, ha ribadito la necessità di “non lasciare soli tutti coloro, non solo gli amministratori, che si battono contro le mafie. Il nostro primo impegno, come amministratori, dare sicurezza al territorio. Dobbiamo chiedere strumenti legislativi adeguati, come la legge sull’anticorruzione, la trasparenza delle procedure, la semplificazione della burocrazia. Nel contempo dobbiamo collaborare con la società civile, con quelle associazioni come Libera che tanto hanno fatto in molti territori. Anci” ha sottolineato il presidente Fassino, “ha voluto e vuole chiamare l’attenzione di tutti su questi e altri temi. Per questo abbuiamo costiuito un Osservatorio sulla criminalità organizzata e per questo vogliamo offrire sostegno e accompagnamento agli amministratori locali che si impegnano a mettere in campo politiche che contrastino il malaffare”.
Rosi Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia ha sostenuto l’importanza dell’iniziativa ai Anci, sottolineando che la lotta alle mafie “deve essere unitaria, coinvolgere tutto il Paese. Dobbiamo eliminare le disuguaglianze insopportabili tra nord e sud. dobbiamo costruire una classe di buoni dirigenti, soprattutto locali, perché oggi la mafia cerca sempre più correlazioni con l’Ente locale per implementare i suoi affari. Questa del resto è una capacità della criminalità organizzata: sapersi adattare alle diverse situazioni, ai cambiamenti. Per questo motivo vanno rafforzati gli Enti Locali, mettendoli in grado di assicurare i servizi ai cittadini e lasciando loro competenze di enti di politica economica locale”. 
(S.M.)
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