SEZIONE: TERRITORIO E SVILUPPO LOCALE

Gentili: basta con la rassegnazione. Combattere l'illegalità è possibile

16 Marzo 2015
 
“Educare la cittadinanza, insegnare la cultura della denuncia, liberarsi dalla tendenza a considerare assodato e quindi inevitabile un certo malcostume ogni volta che si parla di appalti e opere pubbliche”. Ha le idee chiare David Gentili, Presidente della Commissione antimafia del Consiglio comunale di Milano, che Strategie Amministrative ha incontrato a margine dell’incontro organizzato dalla Scuola delle Buone Pratiche a Fa’ la cosa giusta 2015.
Incontro che è servito a fare il punto sullo stato dell'arte della lotta alla criminalità organizzata e alle sue infiltrazioni nella "cosa pubblica".

L’appuntamento con Expo ci ha messo nuovamente di fronte alla presenza di pesanti infiltrazioni criminali nella “cosa pubblica”. Quanto c’entra la rassegnazione di chi dice “era inevitabile”?
È innegabile che ci sia un clima di sfiducia generalizzata. Ma servirebbe più rispetto per la pubblica amministrazione, perché questo implicherebbe anche maggiore rispetto per il nostro futuro. Lamentarsi e pensare che “in questi casi è inevitabile che ci siano di mezzo le mafie” è un malcostume diffuso e diventa una sorta di alibi per coprire le magagne, piccole e grandi.

Qual è la posizione di Milano nel panorama della lotta al riciclaggio?

Stiamo lavorando bene, tracciando una strada che mi auguro possa essere seguita da altri: Milano è il primo comune, insieme a Corsico, ad applicare il decreto 231/2007 sull’antiriciclaggio. Abbiamo già segnalato alla Banca d’Italia quattro situazioni di potenziale riciclaggio, sulle quali sono in corso indagini approfondite.

E sulla gestione trasparente degli appalti? Quali le priorità?

Abbiamo una serie di battaglie da portare avanti, nazionali e locali: la lotta alla corruzione, lo smantellamento degli interessi mafiosi, la lotta all’economia criminale e all’evasione fiscale. Le azioni devono essere coordinate e preventive. E soprattutto, produrre effetti concreti: chi è sotto indagine, per esempio, deve essere commissariato e i profitti accantonati, con la possibilità dell’azienda seconda classificata di aggiudicarsi l’appalto.

(Valeria Volponi)
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