Si rivolgono direttamente al premier Conte i nove sindaci della provincia di Como e in particolare della Valle Intelvi che hanno deciso di raggiungere, con tanto di fascia tricolore, il Valico della Valmara per segnalare le difficoltà ingenerate dalla mancata riapertura - come invece accaduto per altri tre valichi comaschi - per gli oltre 1.200 frontalieri della Valle, costretti ogni giorno a percorrere circa 30 chilometri per raggiungere le frontiere più vicine e recarsi al lavoro in Canton Ticino. "Le chiediamo di riaprire il Valico della Valmara, che la Svizzera si ostina a tenere chiuso", è uno dei punti chiave della lettera indirizzata a Conte, in cui si insiste anche sul fatto che mentre i valichi in provincia di Varese sono già tornati operativi, in particolare quanti risiedono in Valle Intelvi sono fortemente penalizzati.
La necessità di adeguare i protocolli sanitari tra i due Paesi
Nel documento si insisterà anche sulla necessità di attivarsi presso la Confederazione svizzera perchè nei due Paesi venga attuato il medesimo protocollo di salvaguardia e sicurezza. Dall'11 maggio, infatti, in tutta la Svizzera è stata autorizzata la ripresa dell’attività per scuole dell’obbligo, negozi, ristoranti e bar, ma anche palestre, musei e biblioteche, con tutte le precauzioni del caso. Anche i trasporti pubblici sono tornati in gran parte a circolare, ad eccezione dei collegamenti Tilo con l'Italia e, appunto, di alcuni valichi, a causa del permanere delle limitazioni di ingresso in Ticino e in tutta la Svizzera. (VV)
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