SEZIONE: SICUREZZA E LEGALITA'
STUDI

Caritas/Migrantes: senza immigrati un'Italia senza futuro

22 Giugno 2017
 

I cittadini stranieri in Italia sono oltre 5 milioni, pari all'8,3% della popolazione. Ma soprattutto, il 58,7% degli 814.851 alunni stranieri nelle scuole italiane è nato in Italia. Sono questi i due dati più significativi che emergono dalla XXVI edizione del Rapporto immigrazione 2016 di Caritas italiana e Fondazione Migrantes, per cui le nuove generazioni sono al centro dei principali cambiamenti sociali che ci riguardano: con l'aumento dei matrimoni misti, l'insediamento stabile delle famiglie immigrate e l'invecchiamento della popolazione italiana, ci saranno infatti effetti demografici e sociali sempre più importanti per la società italiana.
 

Gli stranieri come risposta al calo demografico locale
All'inesorabile declino demografico italiano fa da contraltare la presenza vitale e innovativa degli stranieri, in particolare dei giovani: 814.851 alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole nell’anno scolastico 2015/2016 (il 9,7% del totale). Il dato che spicca maggiormente è che più della metà – il 58,7% – sono nati in Italia.  Al 1° gennaio 2016 le persone di cittadinanza straniera risultavano essere 5.026.153 (di cui il 52,6% donne), pari all’8,3% della popolazione complessiva (60.665.551), che è in calo di 130.061 unità (-0,2%) rispetto all’anno precedente. Al 1° gennaio 2017 si registra un calo ulteriore di 89.000 italiani, solo in parte compensato (+2.500) dagli stranieri. Il saldo totale di 60.579.000 registra una ulteriore diminuzione di 86.000 unità.

 

Un mondo sempre più in movimento
Nel 2015 ben 243,7 milioni di persone vivevano un Paese diverso da quello di origine. Dal 1990 al 2015 i migranti sono aumentati del 59,7% e rappresentano il 3,3% della popolazione mondiale. Nell’Unione europea sono 37 milioni, il 7,3% della popolazione.Tra i 10 Paesi con il più alto numero di migranti gli Stati Uniti, la Germania, la Federazione Russa, l’Arabia Saudita e il Regno Unito. L’Italia è solo all’undicesimo posto L’Italia sta diventando un Paese sempre più multiculturale, con 198 nazionalità diverse: ai primi posti la Romania (1.151.395), a seguire l’Albania (467.687), il Marocco (437.485) e la Cina (271.330).
Al 1° gennaio 2016 sono stati concessi 3.931.133 permessi di soggiorno, con un aumento di sole 1.217 unità (+0,03%). Il 48,7% sono donne. Il 42% chiede il permesso per motivi di lavoro, il 41,5% per ricongiungimenti familiari, il 9,7% è legato alla richiesta d’asilo. Come negli anni passati le presenze sono soprattutto in tre regioni del Nord – Lombardia (22,9%), Emilia Romagna (10,6%) e Veneto (9,9%) – e una del Centro, il Lazio (12,8%).

 

Come cambia la composizione delle famiglie
Qualche cambiamento si registra nella composizione delle famiglie: tra le 178.035 acquisizioni di cittadinanza del 2015 (il 42% sono donne), diminuiscono dal 25% al 16% le donne straniere che chiedono l’acquisizione di cittadinanza a seguito di matrimoni con italiani. Aumentano i matrimoni di uno sposo straniero con una sposa italiana (+5,9%) e calano i matrimoni tra stranieri (-5,9%), in totale 6.000. I matrimoni in cui almeno uno dei due sposi era di cittadinanza straniera erano 24.018, pari al 14,1% delle nozze celebrate nel 2015. Gli uomini italiani sposano in prevalenza romene (20%), ucraine (12%) e russe (6%). Le donne italiane preferiscono i marocchini (13%), gli albanesi (11%) e i romeni (6%).

 

Criminalità e nuova povertà
Gli stranieri sono il 34,07% della popolazione carceraria (fine 2016), pari a 18.621 detenuti, in maggioranza per reati contro il patrimonio (8.607), violazione delle norme in materia di stupefacenti (6.922) o condanne per reati contro la persona (6.751). I minori stranieri sono circa un terzo (3.930) dei soggetti presi in carico (14.920) al 15 marzo 2017 dal Servizio sociale per i minorenni.
Caritas e Migrantes evidenziano, tra le forme di devianza e dipendenza, il divario crescente tra benestanti e nuovi poveri, che spinge i giovani immigrati indigenti a compiere azioni illecite; la “stigmatizzazione sempre più evidente nei confronti del diverso, visto come fonte di pericolo”, che può produrre “una reazione di rifiuto nello straniero”. E abuso di droghe, alcool, dipendenza da internet e gioco d’azzardo patologico sono altri rischi in cui può cadere chi soffre per deprivazione, isolamento ed esclusione. (VV)

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