SEZIONE: WELFARE E POLITICHE GIOVANILI
WELFARE

Siamo i primi adulti a non occuparci del futuro dei più piccoli

17 Marzo 2016
 

Città a sola misura di adulto, in cui dal tessuto urbanistico a quello sociale, dei bambini ci si occupa davvero poco. E’ il triste scenario che, da nord a sud, accomuna l’Italia, Paese in grave ritardo rispetto a quanto accade nel resto dell’Europa sull’elaborazione di città rispettose delle esigenze e dello sviluppo dei più piccoli. Per questo Anci Lombardia ha approvato un progetto, da realizzarsi con il CNR, con cui si intende avviare un percorso di approfondimento e condivisione delle tematiche legate ai diritti delle bambine e dei bambini: “I Comuni per i diritti dei bambini”.
A Brescia, il 17 marzo 2016, si è svolto il terzo degli incontri dedicati al tema, alla presenza di Pierfranco Maffè, presidente del Dipartimento Istruzione di Anci Lombardia e di una serie di attori del tessuto sociale locale, che hanno portato la loro testimonianza sulla possibilità di attivare progetti che hanno l’inclusione dei bambini nella vita sociale come filo conduttore.
Daniela Renzi, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha invitato i presenti a riflettere su quanto il degrado dell’ambiente urbano moderno - derivante dal fatto che le amministrazioni comunali hanno spesso privilegiato solo gli adulti che si spostano in auto - insieme allo sviluppo progressivo e per nulla baby-friendly dell’urbanizzazione hanno fatto sì che le città perdessero il ruolo di scambio e relazione che hanno sempre mantenuto nel tempo. “La città non offre più uno spazio di movimento per loro - pensiamo ai marciapiedi invasi dalle macchine - ma nemmeno di gioco. Oggi ci sono solo divieti: è proibito giocare negli spazi pubblici e persino nei condomini”. Non solo: “Le città sono vissute come pericolose, quindi ci si isola nell’ambiente domestico e la risposta alla paura sociale è l’isolamento e l’iperprotezione, senza la possibilità di vere esperienze di autonomia e confronto con gli altri bambini”.
Quale possibile soluzione si prospetta, quindi, ad amministratori locali e scuole? “L’ascolto”, spiega ancora Daniela Renzi. “I bambini, fin da piccoli, sono capaci di interpretare i propri bisogni e di esprimerli, contribuendo al cambiamento delle città. Hanno molto da dirci”.

 

Lavorare per un cambio di parametro
Il progetto “La città delle bambine e dei bambini” si propone di cambiare il parametro di governo della città e di passare dall’adulto, maschio, lavoratore che si sposta in macchina…ai bambini.
“Non è una semplice proposta educativa, ma politica, rivoluzionaria, per dare vita a una nuova filosofia della città. E’ una proposta affidata al sindaco e alla collegialità degli amministratori, che coinvolge tutti i settori dell’amministrazione”.
Il primo passo concreto è l’apertura di un laboratorio, “La città dei bambini”, inteso sia come un luogo, sia come un gruppo di persone che segue le attività promosse dal progetto, lavorando direttamente con i bambini e stimolando il sindaco perché tenga sempre fede a quanto stabilito.
E i due assi fondamentali di sviluppo sono la partecipazione e l’autonomia. Sul primo punto, il Consiglio dei Bambini permette a bambini di quarta e quinta elementare di consigliare il sindaco sulle esigenze dei piccoli, come la progettazione partecipata mette i bambini a contatto con veri progettisti, coinvolgendoli nella progettazione di servizi, arredi, spazi urbani. Per quel che riguarda l’autonomia, invece, passa innanzitutto dallo spostamento “Riabituiamo i bambini ad andare a scuola da soli, per esempio. Al momento, lo spostamento autonomo avviene solo nel 7% dei casi. E’ un primo passo per permettere loro di riappropriarsi dello spazio urbano”.

I bambini, uomini del domani

“I bambini sono l’uomo del domani”. Cita Maria Montessori il sindaco di Brione Antonella Montini, che come componente dell’Associazione Comuni Bresciani ha offerto la disponibilità a organizzare, presso i Comuni, incontri dedicati alla Città dei Bambini, alla diffusione della conoscenza dei contenuti della Convenzione per i diritti del fanciullo dell’Onu e a mantenere alta l’attenzione su un tema che passa troppo spesso in secondo piano. “Compito di radicare nella mentalità collettiva la cultura dei diritti sta non solo agli educatori ma anche alle amministrazioni comunali. Dobbiamo rafforzare i rapporti con gli enti locali, attivando sinergie importanti: solo così i giovani possono sentirsi parte di una collettività in cui i giovani sono parte responsabile del domani”.

Roberta Morelli, assessore alla Scuola e alle Pari Opportunità del Comune di Brescia, ha illustrato alcune buone pratiche sviluppate nel suo territorio, grazie a un sistema di partenariato pubblico privato, che abbraccia 21 istituti scolastici, per oltre 3mila i bambini iscritti. “Insieme ad architetti, Coldiretti, nonni e famiglie, abbiamo sviluppato il Progetto Orti: 30 scuole infanzia hanno disegnato l’orto ideale e hanno potuto realizzarlo davvero, vedendolo crescere. Abbiamo poi attivato oltre 100 laboratori per bambini, di teatro, danza musica”. Stante il numero crescente di stranieri, il Comune ha deciso di concentrarsi anche sulla formazione dei genitori, con supporto linguistico e psicologico e più in generale, ha attivato una serie di incontri su temi quali il bullismo e il sostegno emotivo in un età non sempre semplice. “E poi abbiamo creduto fortemente nel dare il nostro contributo all’edilizia scolastica: abbiamo ritinteggiato le aule, grazie ad alcuni sponsor privati”. Morelli chiude con un annuncio: “Il progetto di Cremona mi è piaciuto così tanto che intendo replicarlo anche qui”.

 

Dai Comuni: restituire la città ai bambini

Diverse, ma accomunate dalla volontà di ridare ai bambini "le chiavi della città", le esperienze raccontate dai comuni più piccoli. Paola Alberti, dirigente scolastico di Sarezzo, ha descritto il progetto di  educazione alla cittadinanza, che ha trovato massima espressione nel Consiglio Comunale dei ragazzi, rinato nel 2015 "non come un gioco di simulazione, ma come uno strumento di partecipazione attiva alla vita pubblica. Uno strumento di grande potenzialità per confrontarsi e gestire conflittualità interne con soluzioni che devono riguardare la collettività. in cui si sviluppa bene il concetto di democrazia".
Gianluca Cominassi, sindaco di Castegnato, si è invece soffermato sul Festival dei Diritti: un'esperienza iniziata 5 anni fa e che prevede, per 4 giorni, la possibilità di attivare un dialogo diretto tra istituzioni e cittadini, in particolare bambini. "Sono fermamente convinto che si debba partire dai diritti, per poi pensare di far accettare i doveri", ha spiegato.
 

(Valeria Volponi)

 

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