SEZIONE: ISTITUZIONI, ASSOCIAZIONISMO E RIFORME
Legalità

Amministratori sotto tiro, una minaccia ogni giorno

16 Novembre 2015
 

Nel 2014 sono stati 361 gli atti di intimidazione e di minaccia nei confronti di amministratori locali e funzionari pubblici. Rispetto al 2013 vi è stato un aumento del 3%, con una media di 30 intimidazioni al mese, praticamente una ogni 24 ore.
Questi i dati del Rapporto 2014 di Avviso Pubblico, Amministratori sotto tiro. Il fenomeno, segnala il Rapporto, ha interessato 18 regioni, 69 province e 227 comuni. Il 74% dei casi ha interessato le amministrazioni del sud, il 14% del nord e il 12% del centro. A livello regionale i casi censiti in Lombardia sono il 4% del totale.
Il rapporto ha classificato gli episodi in due tipologie, minacce dirette e indirette. Le prime sono rivolte a coloro che ricoprono ruoli politici o amministrativi, le seconde sono quelle minacce riferite a mezzi e strutture pubbliche ovvero a parenti e collaboratori di persone colpite direttamente. La maggior parte sono minacce dirette, 83% dei casi di cui il 73% rivolte ad amministratori locali. Fra questi i più colpiti sono i Sindaci (47% dei casi) seguiti da assessori (25%) e consiglieri (19%). Tra i personale amministrativo il il 13% dei casi riguarda dirigenti, funzionari e impiegati della PA.
Per quanto riguarda i Sindaci, nel 2014 si è registrato un aumento di atti intimidatori nei confronti di primi cittadini di città capoluogo, fra i quali il Rapporto segnala anche Roberto Scanagatti, Sindaco di Monza e Presidente di Anci Lombardia.

Incendi (31% dei casi), minacce scritte (46%), anche di morte, lettere contenenti proiettili, messaggi intimidatori anche sui social network: questa una parte delle tipologie di azioni intimidatorie messe in atto. Non sono mancati i casi di aggressioni fisiche che, rispetto al 2013, sono quadruplicati (12%).
Il rapporto sottolinea l'impunità e la ripetitività di questi atti e pone in evidenza che a perpetrare queste minacce sono state per lo più soggetti che vivevano condizioni di vita particolari (disoccupati o persone che hanno perso il lavoro e non riescono a ricollocarsi, persone che chiedono sussidi pubblici, tossicodipendenti, persone sottoposte a trattamento sanitario obbligatorio, pregiudicati, sorvegliati speciali, soggetti che nutrono un sentimento di odio verso migranti o nomadi). A minacciare, in certi casi, sono stati anche dipendenti pubblici – o di imprese che avevano appalti con i Comuni – nei confronti dei quali si stavano per prendere, o sono stati presi, dei provvedimenti disciplinari. Minoritarie sono risultate le situazioni in cui è stato accertato, o è possibile ipotizzare, l’intervento di personaggi legati al mondo mafioso.

In Allegato Grafici e Tabelle che riassumono i dati del Rapporto.

 

(SM)

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