Terremoto nel Mantovano: Strategie Amministrative in visita ai sindaci impegnati nella ricostruzione

19 Luglio 2012
 
Il prossimo numero di Strategie Amministrative sarà dedicato alla recente visita effettuata da una delegazione di ANCI Lombardia alle zone del Mantovano colpite dal terremoto. L'incontro ha permesso di fare il punto sulla situazione e di incontrare i sindaci per ascoltare le loro richieste e segnalazioni sulle difficoltà che stanno incontrando. La giornata si è conclusa con l'incontro tra i sindaci dei centri terremotati e il presidente di ANCI, Graziano Delrio, e il presidente di ANCI Lombardia, Attilio Fontana. Sono disponibili le gallerie fotografiche che raccontano la giornata, oltre alla cronaca video. Fotoracconto della visita ai comuni terremotati. Fotoracconto dell'assemblea dei sindaci . Di seguito pubblichiamo inoltre un breve estratto di uno degli articoli che pubblicheremo sulla rivista. L’appuntamento è alle 14.30 al casello autostradale di Pegognaga, il sole è rovente, nel parcheggio non un filo d’ombra. Inizia così il nostro viaggio nei comuni mantovani feriti dal terremoto, un viaggio per capire cosa è successo, cosa è urgente fare e cosa, invece, necessita di attenzione e di progetti seri per far ripartire delle comunità che oggi sentono il bisogno di dare risposte ai bisogni della popolazione e che, nonostante tutto, non vogliono perdere le loro radici, i loro valori e le bellezze che hanno custodito in questi secoli. Il tragitto verso la scuola elementare di Pegognaga è uno zigzagare tra cantieri e cartelli che segnalano dei pericoli. Passare nella bellissima piazza del centro storico è come visitare uno zoo dove, invece degli animali in gabbia, vediamo delle case e dei palazzi circondati da reti protettive. Parcheggiamo di fronte alle due scuole: splendidi edifici del primo novecento che negli anni hanno ospitato moltissimi bambini. Sulla porta dell’istituto elementare un cartello datato 1 giugno dice: “la scuola è chiusa”, fino a quando non si sa. Chiudere una scuola che ospita 400 alunni significa chiudere la possibilità per una comunità di trasmettere il sapere e le tradizioni ai propri figli e, soprattutto, di costruire le basi per la convivenza con i nuovi venuti, spesso figli di stranieri impiegati nel lavoro agricolo. Dentro l’edificio i segni della violenza del terremoto si vedono chiaramente: la struttura si è spezzata in tre tronchi, molti calcinacci sono sul pavimento e al piano superiore il soffitto ha ceduto. Osservo i cartelloni lasciati appesi alle pareti, alcuni recitano “Bentornati a scuola” e una forte malinconia si fa viva. Per il nuovo anno scolastico non sarà possibile riutilizzare queste aule, i ragazzi dovranno accontentarsi di studiare nei container. Il sindaco vorrebbe costruire un edificio nuovo, questo non si può recuperare, ma i vincoli della Soprintendenza e quelli del patto di stabilità impediscono ogni azione. Subito dietro la scuola, un altro monumento cittadino è ferito in maniera irreparabile: il teatro Anselmi dalla imponente facciata neoclassica. Anche qui tutto è transennato. Per il prossimo anno si pensa a una tensostruttura per scongiurare il rischio che il paese perda un centro fondamentale per la cultura che conta oltre 350 abbonati alla stagione teatrale. Montiamo in macchina e ci dirigiamo verso Bondeno, una frazione di Gonzaga. Il viaggio in campagna è un susseguirsi di cascine segnate da pericolose crepe e spesso inagibili e di villette che nel giardino ospitano delle tende o delle roulotte dove le persone vivono in attesa o di sistemare la propria casa o di riacquistare il coraggio per passare la notte sotto un tetto una volta ospitale. A Bondeno la situazione si rivela critica: il centro è delimitato da transenne che vietano il passaggio, la chiesa è seriamente danneggiata e i detriti riempiono la piazza, interrompendo il corso della strada su cui si affacciano diverse botteghe chiuse per motivi di sicurezza. Un vigile del fuoco ci ricorda che è pericoloso sostare in quest’area quindi ripariamo fuori dalla zona rossa dove il sindaco Claudio Terzi parla delle urgenze da affrontare, del bisogno di cercare soluzioni a piccoli problemi – come ad esempio quello dello smaltimento dei materiali inerti – a volte ostacolate da balzelli burocratici. Si riparte verso il campo che accoglie gli ultimi sfollati e che ha sede a Moglia, uno dei comuni più colpiti. Ci avviciniamo con rispetto alla struttura, consapevoli che gli ospiti non sono in vacanza. Il caldo è torrido, l’afa insostenibile, il pensiero va a tutti coloro che sono ospitati nelle tende e che sono alle prese con una situazione che non avrebbero mai immaginato. Il Sindaco Simona Maretti riveste il suo incarico da poco, da qualche giorno prima dell’inizio della tragedia. Dice che il suo motto in campagna elettorale invitava a restare uniti e che mai, come ora, questo è diventato un imperativo per la comunità. Sul cancello del campo i cartelli scritti in italiano, arabo e inglese riportano delle semplici informazioni, ricordandoci che in questa struttura la convivenza tra i popoli è una necessaria realtà. Dei bambini giocano sotto un gazebo, guidati da un’animatrice. Mentre beviamo dell’acqua fresca per dissetarci pensiamo che, soprattutto per loro e per il loro futuro, questo territorio deve rinascere. (Lauro Sangaletti)
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