SEZIONE: AMBIENTE, ENERGIA

Speciale energia - Un'opportunità i investimento anche per i piccoli comuni

29 Settembre 2008
 
Negli ultimi due anni si è assistito a una crescita quasi esponenziale (da 0,5 a 146 MWdi potenza nel periodo luglio 2006 - luglio 2008) del numero di impianti fotovoltaici installati in Italia, e da circa un anno questa “febbre” sembra aver contagiato anche un buon numero di piccoli e medi comuni. Se da un lato vi è - innegabile - la volontà di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, d’altra parte è altrettanto evidente come questa non sia sufficiente da sola a spiegare un tale fenomeno di crescita: come vicesindaco di un piccolo comune, infatti, so bene che i desiderata delle amministrazioni comunali si scontrano inevitabilmente con le necessità di reperire le risorse finanziarie necessarie, in un contesto caratterizzato dalla continua riduzione dei trasferimenti statali e ove azioni che mirino ad incrementare le imposte a livello locale sono viste con estrema diffidenza dai cittadini.
La giustificazione dell’adozione del fotovoltaico va quindi ricercata anche e soprattutto a livello economico. I dati che emergono, tratti dagli studi dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano (del quale faccio parte come ricercatore universitario), sono estremamente interessanti. Come dimostra la tabella a fianco, l’installazione ad esempio di un impianto fotovoltaico da 10 kw comporta un esborso finanziario iniziale di circa 60.000 Euro. Una volta entrato in esercizio, tuttavia, esso garantisce un risparmio annuo per l’energia elettrica che non viene più acquistata dalla rete di poco superiore a 1.500 Euro , oltre ad un flusso costante di incentivi (riconosciuti per 20 anni dall’installazione da parte del GSE - Gestore dei Servizi Elettrici) che può essere quantificato in oltre 5.000 Euro annui e che beneficia dell’introduzione, nella Finanziaria 2008, di misure che garantiscono agli Enti Locali il massimo della tariffa incentivante indipendentemente dalla tipologia di impianto installato.
In sostanza, sono sufficienti solo 8 anni affinché il Comune rientri del proprio investimento, mentre il flusso di incentivi ed il risparmio energetico conseguente all’utilizzo dell’impianto continuano rispettivamente per 12 e 17 anni (considerando una vita utile complessiva dell’impianto di 25 anni). L’investimento in un impianto fotovoltaico permette quindi, nell’arco di 25 anni, non solo di rientrare - e con relativa “velocità” - dell’esborso fatto, ma anche di ottenere un tasso di rendimento che è pari a circa il 15%: condizione piuttosto rara per i Comuni, a meno di volersi dedicare ad investimenti finanziari con grado non trascurabile di rischio.
È evidente come vi siano anche delle criticità associate all’adozione del fotovoltaico. Se ne possono mettere in luce almeno due. La prima è legata alla necessità di reperire le risorse finanziarie necessarie per l’investimento iniziale. A questo proposito è utile, tuttavia, sottolineare come vari istituti bancari si siano mossi negli ultimi anni in questa direzione, proponendo linee di finanziamento dedicate alla messa in opera di impianti fotovoltaici. Diverse banche hanno sviluppato a questo proposito linee di finanziamento ad hoc per le pubbliche amministrazioni, coprendo necessità di finanziamento sino in media a 150.000 euro . La seconda criticità è legata al rischio di concentrarsi esclusivamente sugli aspetti finanziari: l’investimento in un impianto fotovoltaico deve essere inserito - e proprio in questo contesto dare i frutti maggiori - in un piano globale di ripensamento dei consumi energetici a livello locale, con un’analisi dei fabbisogni che permetta di scegliere le soluzioni tecnologiche più adeguate ed eventualmente il mix di fonti rinnovabili più adatto a incrementare, se non a garantire completamente, l’autosufficienza energetica.
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