Scanagatti sulle tasse locali: quando le denunciavamo noi, ci accusavano di autodifesa

3 Agosto 2015
 
La notizia è arrivata come una bomba sull'Italia dei piccoli comuni che si prepara allo stacco agostano: secondo la Corte dei Conti, le tasse locali sono aumentate del 22 per cento in tre anni. Una percentuale così gravosa da far rischiare, alla maggior parte delle realtà, il collasso.
Ma a non essere per nulla stupiti di questi conti allarmanti sono proprio gli amministratori locali. Roberto Scanagatti, sindaco di Monza e presidente di ANCI Lombardia, in una lunga intervista a Il Cittadino di Monza, ha dichiarato: "Quando eravamo noi sindaci a denunciare questa situazione venivamo accusati di autodifesa. Come Comuni subiamo da troppo tempo drastici tagli da Roma e i sindaci, per poter mantenere i servizi, sono stati costretti ad aumentare le tasse locali, comunque sempre in maniera minore rispetto alle decurtazioni statali".

I numeri che allarmano

Secondo il rapporto della Corte dei Conti, tra il 2010 e il 2014 i Comuni hanno subito tagli per circa 8 miliardi, compensati da aumenti molto accentuati delle tasse locali per conservare l'equilibrio in risposta alle severe misure correttive del governo. Nella Relazione sulla Finanza Locale si osserva che il peso del fisco è "ai limiti della compatibilità con le capacità fiscali locali". Nell'ultimo triennio, inoltre, c'è stato un "incremento progressivo della pressione fiscale" comunale, passata dai 505,5 euro 2011 ai 618,4 euro pro capite 2014: "I livelli massimi di riscossione tributaria" si registrano nei Comuni con più di 250mila abitanti, dove arriva a 881,94 euro a testa.

Sui dati, Scanagatti precisa: "Agli otto miliardi ne vanno aggiunti altrettanti del patto di stabilità, soldi che sono a disposizione ma non si possono spendere". La magistratura contabile sottolinea che i livelli massimi di riscossione tributaria pro capite si registrano nei comuni di fascia alta (oltre 249mila abitanti i cui valori sono pari a 881,94 euro per abitante e quelli che vanno da 60.001 a 249.000 abitanti con 694,69 euro per abitante). A seguire i comuni della fascia più bassa (da 1 a 1.999 abitanti) con 628,80 euro per abitante.

Un meccanismo distorsivo radicato

La Corte dei Conti spiega che siamo d fronte al "radicarsi di un meccanismo distorsivo, per cui il concorso degli enti locali agli obiettivi di finanza pubblica pesa, in ultima istanza, sul contribuente in termini di aumento della pressione fiscale, trova origine nei pesanti e ripetuti tagli alle risorse statali disposti dalle manovre finanziarie susseguitesi dal 2011, cui fa eco il cronico ritardo nella ricomposizione delle fonti di finanziamento della spesa, necessaria per garantire servizi pubblici efficienti ed economici".

La ricetta per uscirne

"Prima di tutto, lo Stato smetta di tagliare soldi ai Comuni. In seconda battuta lasci sul territorio l’intero gettito del patrimonio immobiliare degli enti locali", commenta Scanagatti. Che sulla volontà del premier Renzi di abolire la tassa sulla prima casa, aggiunge: "Ben venga questa decisione: noi sindaci non siamo il partito delle tasse. Mi domando solo che provvedimenti adotterà il governo per sopperire al minor gettito. Introdurrà nuovi tagli e nuove tasse?".

(VV)


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