Sulle tavole degli italiani il cibo è sempre più povero

1 Luglio 2015
 



























Nell'anno di Expo 2015, appuntamento pensato per ragionare sull'attuazione di politiche di maggiore equilibrio e condivisione delle risorse alimentari nel mondo, lo studio presentato ieri a Cascina Triulza e commissionato dal Banco Alimentare, impone una riflessione su luoghi comuni, convinzioni, pregiudizi legati all'idea di povertà.
Organizzata per accompagnare la presentazione del libro Food poverty food bank - Aiuti alimentari e inclusione sociale, di Giancarlo Rovati e Luca Pesenti, la ricerca è stata condotta studiando 15mila organizzazioni caritative che compongono il sistema degli aiuti alimentari italiano.

Evidenti gli effetti della crisi sulla spesa alimentare
Una prima indagine era già stata condotta tra il 2007 e il 2009 e questa seconda analisi aveva come obiettivo registrare gli effetti della crisi sulla società e sulla vita quotidiana. "Negli ultimi dieci anni l'incidenza della food poverty è raddoppiata: cinque milioni e mezzo di persone non hanno cibo sufficiente, di questi il 24% sono minori", spiegano gli autori. A essersi impoverite sono le famiglie: la gran parte dei poveri sono lavoratori, che pur avendo un lavoro non riescono a rispondere al fabbisogno proprio e della propria famiglia. Colpisce, in particolare, il dato sull'incidenza della povertà alimentare assoluta nei minorenni in Lombardia: ogni 100 individui ce ne sono 3 in Molise, 5 in Toscana, 13 in Lombardia e 25 in Calabria.
Altro dato impressionante: la percentuale di famiglie che non mangiano cibo proteico ogni due giorni è passata dal 6 per cento del 2007 al 14 per cento. E il 65% degli enti caritativi ha dichiarato che il numero di persone assistite è aumentato negli ultimi 7 anni.

Nei paesi ricchi, una povertà diversa
La povertà dei Paesi ricchi, rivela la ricerca, è diversa da quella dei Paesi poveri. "Nei primi l'abbondanza convive con la scarsità", spiega Rovati "e se c'è abbondanza è possibile sovvenire alla scarsità. La povertà convive anche con problemi di ordine diverso: disoccupazioni, fallimenti, conflitti familiari. Gli aiuti alimentari, le politiche di sostegno basate sui voucher, non sono sufficienti, bisogna anche utilizzare le politiche pubbliche preventive. Importante contrastare anche la solitudine e stimolare l'incontro tra le persone".

L'infografica dello studio è scaricabile qui.

(VV)
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in data 27 maggio 2002
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