All'assemblea di Anci Lombardia, l'appello dei Comuni: non lasciateci soli

31 Marzo 2015
 
Rivedere la politica dei tagli alle Amministrazioni locali e prendere posizione, con forza in difesa dei Comuni, di fronte al Governo che pare sempre più intenzionato a svuotare di senso il ruolo e persino l'esistenza delle realtà regionali e provinciali. Sono queste le istanze condivise ed espresse con forza dai sindaci intervenuti, numerosi, all'assemblea straordinaria di Anci Lombardia, convocata il 24 marzo a Milano.
La finanza locale e la gravissima situazione in cui versa, dunque, è stata al centro del dibattito. A sottolinearla, innanzitutto, le parole del presidente di Anci Lombardia, Roberto Scanagatti: "Sappiamo delle difficoltà che ogni amministratore incontra ogni giorno per poter garantire lo svolgimento dei servizi e per contribuire allo sviluppo e crescita sociale ed economica della propria comunità. I Comuni, in questi anni, sono stati chiamati a contribuire al risanamento del Paese in misura molto superiore al loro effettivo peso nella pubblica amministrazione. I tagli previsti dalla legge di stabilità producono effetti paradossali: il fondo di Solidarietà è in negativo per diversi Comuni, mentre altri, soprattutto medio piccoli, sono impossibilitati a chiudere i bilanci". Una situazione, dunque, insopportabile, che prende forma secondo Scanagatti in un quadro di  assoluta incertezza normativa e istituzionale. Che rischia di avere conseguenze ben più gravi: "L'impossibilità di dare le risposte che i cittadini chiedono può creare un corto circuito. Si mina la coesione sociale e vengono meno i principi democratici. Qui c'è in gioco il futuro da garantire, perchè non va dimenticato che la disoccupazione, in particolare quella giovanile, porta alla disperazione".
"Il Governo non può continuare a ignorare i suggerimenti di Anci", osserva Eugenio Comincini, sindaco di Cernusco sul Naviglio, che cita alcuni dati relativi alla Città Metropolitana: "La previsione di entrate per Milano è di un finanziamento di 365 milioni di euro per il 2015. A fronte dei tagli definiti dal D.L. 66 dello scorso anno e da una previsione di taglio legato alla legge di stabilità, si prevede un buco di 114 milioni di euro, a cui potrebbe aggiungersi una sanzione per sforamento del patto di stabilità di altri 12 milioni di euro. Con un buco complessivo di 126 milioni di euro, siamo di fronte a un impianto che non può stare insieme. C'è il rischio di un collasso dell’ente, che può andare all'aria, senza neanche aver mosso un dito". Non solo: quali sono i criteri con cui sono stati quantificati i tagli? "Da una serie di verifiche fatte, sono state scoperte anomalie di sistema importanti: è chiaro che non possiamo accettare che tagli del genere siano determinati da valutazioni non corrette". Insiste sulla necessità di una forte collaborazione tra enti Daniele Bosone, presidente di UPL: "In Anci bisognerebbe prevedere la presenza di un'unica associazione nazionale degli enti locali. Provincia e città metropolitana si muovono lungo un percorso obbligato come alleate e non in competizione sulle funzioni fondamentali. Quelle che sono state trasferite (trasporto pubblico locale, formazione professionale, turismo, pesca, cultura...) vanno riassunte dalla regione e assegnate agli enti locali, con budget relativo per le spese di personale, di funzionamento...".
Riassume bene il senso di disagio che accomuna le piccole realtà Laura Alghisi, sindaca di Verolavecchia(Bs): "La situazione è molto difficile, per un'amministrazione come la nostra. Il non riuscire a chiudere i bilanci rischia di costringerci ad azzerare tutte le spese, ma così si svuota di senso il nostro ruolo di amministratori. E devo dire che siamo arrivati anche a un livello di insofferenza verso l'associazione che dovrebbe rappresentarci e tutelarci, sempre più preoccupante: molti comuni come quello che dirigo, che ha circa 4 mila abitanti, ma in generale una ventina di realtà sotto i 10 mila residenti si sentono abbandonate. Non ci sono state, sino ad ora, prese di posizione forti verso il Governo, con la conseguenza che i cittadini, a cui non vengono spiegate le reali difficoltà in cui versa l'amministrazione, se la prendono con il Comune. E il malcontento cresce, a tutti i livelli. Se non cambieranno le cose, la situazione di disaffezione e malcontento verso Anci è destinata a peggiorare". Concorda il sindaco di Lodi Simone Uggetti: "Si rischia di passare da un clima di collaborazione a uno di conflitto. Avvertiamo un senso sempre più profondo di criticità e impotenza rispetto a meccanismi che ci vedono vittime. E ci chiediamo, di fronte a tutti i sacrifici che ci vengono richiesti, se i ministeri, per esempio, i tagli li hanno fatti. Una vera riforma è possibile solo con una diminuzione dei costi interni dello stato, perchè i sacrifici non possono riguardare sempre e solo noi". Anche perchè il rischio è che poi prenda corpo la convinzione, che già serpeggia, che il Governo intenda cancellare gli enti locali. La denuncia è di Attilio Fontana, sindaco di Varese: "Mi pare chiaro che nel disegno governativo gli enti locali debbono essere cancellati, non si capisce sulla base di quale strategia, visto che nonostante i tagli a cui siamo stati sottoposti, la spesa pubblica è aumentata. Renzi vuole toglierci l’acqua, come se disturbassimo il suo delirio di onnipotenza. Chissà che futuro immagina per noi: tanti commissari prefettizi, chiamati a gestire le realtà sul territorio rispondendo direttamente a lui". Che muove anche una critica ad Anci: "Basta con questo atteggiamento collaborativo, con chi non vuole collaborare. Passiamo alla lotta". Concorda Massimo Olivares, sindaco di Marcallo con Casone (Mi): "In Italia salviamo tutti tranne le autonomie, come invece prevederebbe l'articolo 119 della costituzione. Spetta a noi 8 mila sindaci fare qualcosa di forte". Anche Renato Ghezzi, sindaco di Viganò (Lc), ritiene che debbano essere i comuni a dover prendere posizione. Più conciliante Massimo De Paoli, sindaco di Pavia, secondo cui: "Non dobbiamo permettere che le assemblee Anci diventino solo uno sfogatoio di pensiero. L'associazione fa tante proposte, svolge un lavoro rilevante, che spesso però si sforza con lo scarso ascolto a livello centrale". A chiudere la serie di interventi, Giorgio Gori, sindaco di Bergamo: "Anci deve assumere una posizione più chiara: è necessario suddividere le province in zone omogenee, definendo una nuova architettura su cui far convergere le diverse funzioni. Solo così è possibile pensare di risanare la situazione esistente".
Rassicurazioni sono arrivate, per tutti i rappresentanti delle realtà locali, da Roberto Maroni, presidente di Regione Lombardia: "Condivido le vostre rivendicazioni e posso garantirvi che la Regione sarà al vostro fianco per le battaglie che deciderete di fare. Vi chiedo solo di tenere presente che in Lombardia ci sono oltre 1.500 comuni, da Milano a luoghi come Pedesina che hanno meno di 40 abitanti: non possiamo interloquire con ognuno, ma per me hanno tutti stessa dignità. E voglio sistemare i problemi in modo omogeneo". Tuttavia, spiega Maroni, non ritiene di poter fare tutto ciò da solo: "Serve un livello intermedio oltre alla città metropolitana, un insieme di aree omogenee come la pianura, la montagna...e stiamo portando avanti una proposta di legge per riorganizzare il sistema di deleghe e portare con sempre maggiore forza le vostre istanze davanti al Governo".
A chiudere i lavori dell'Assemblea, il presidente di Anci, Piero Fassino che ha espresso la sua vicinanza ai Comuni, innnanzitutto come sindaco. E poi ha precisato: "Anci vive una condizione che si trascina da sei anni: il risanamento del debito pubblico ha caricato sui comuni un peso sproporzionato rispetto all'incidenza che i comuni hanno sulla spesa. Ma come associazione deve continuare a rappresentare una capacità negoziale e lavorare per cambiare le cose che non piacciono, migliorando una condizione che di fatto è insoddisfacente. Lo stiamo facendo e continueremo a farlo, per esempio proponendo elementi correttivi e integrativi per alleggerire incidenza del patto di stabilità sui Comuni".
Fassino ha tenuto a sottolineare che negli ultimi anni sono stati varati una serie di provvedimenti con destinatari diversi (banche, poste, camere di commercio), che stanno determinando l’impoverimento del territorio e della sua capacità di risposte. "Dopo aver avuto il federalismo, in cui per governare meglio si riteneva che il decisore dovesse essere vicino, siamo arrivati alla visione opposta. E quindi quella che dobbiamo condurre ora non è solo una battaglia per fermare il taglio delle risorse, ma anche per frenare la riduzione delle autonomie". Il tutto, conducendo una battaglia culturale e politica "per veicolare l'idea che i Comuni non sono centri di spesa parassitari".

(Valeria Volponi)
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