I "malati di slot" accolti in case famiglia nate per ospitare i tossicodipendenti: è la proposta di cui si sta discutendo in Regione Lombardia, a seguito dell'approvazione di un parere in commissione Sanità che sostanzialmente classifica il gioco come una dipendenza vera e propria, da trattare nelle strutture deputate alla cura di chi ha un problema di droga e alcool.
Ad avanzare la proposta, Sara Valmaggi del Pd, che ha spiegato: "L'idea è nata sulla spinta di richieste arrivate da alcuni operatori. Esperienze di questo tipo, nate in modo autonomo, ce ne sono già state e hanno avuto esito positivo".
Al via la revisione delle strutture sociosanitarie
Perchè dalle parole si passi rapidamente all'operatività, con una delibera dell’assessore alla Famiglia Maria Cristina Cantù ad aprile 2015 è stata avviata una revisione della rete delle strutture sociosanitarie.
A cui ha fatto seguito anche una revisione dei criteri con cui è possibile accreditare e mettere a contratto le strutture: appartamenti con massimo otto letti, oppure comunità con a disposizione tra otto e sedici posti.
Tra vecchie e nuove dipendenze
La premessa della Commissione Sanità è stata precisa: nel percorso di recupero si devono sostenere non solo i pazienti con "vecchie" dipendenze, come alcolismo o tossicodipendenza, ma anche quanti presentano i tratti delle "nuove", come la dipendenza da Internet e la ludopatia.
La dipendenza dal gioco, in Lombardia, è un fenomeno in preoccupante crescita: le persone con problemi legati al gioco sarebbero almeno 25mila. Ma sono molto pochi, però, quelli a essere seguiti dal sistema sanitario: i trattamenti sono ancora sperimentali e a livello nazionale la ludopatia non è stata ancora inserita nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, che stabiliscono le prestazioni erogate a carico del pubblico.