Legambiente: sull'abusivismo edilizio è allarme mancate demolizioni

24 Settembre 2018
 

Pessime notizie dal dossier di LegambienteAbbatti l’abuso. I numeri delle (mancate) demolizioni nei Comuni italiani”: a oggi è ancora in piedi oltre l’80% degli immobili identificati negli ultimi 15 anni. Il nuovo abusivismo è più subdolo, sembra essere realizzato in difformità dai permessi oppure è più nascosto. "Lascia le coste e si erge nell’entroterra, nei parchi e nelle aree agricole sperando di farla franca", spiegano i curatori dello studio.
L'indagine, presentata il 22 settembre a Palermo contestualmente alle proposte normative rivolte al Parlamento, parte dai dati forniti da 1.804 comuni italiani (il 22,6% del totale), con un’analisi del fenomeno che va dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, fino ad oggi. Il quadro complessivo che emerge conferma inerzia di fronte all’abusivismo e alle prescrizioni di legge rispetto alle procedure sanzionatorie e di ripristino della legalità. “E’ ora di chiudere questa pagina vergognosa della storia italiana che ha prodotto e alimentato illegalità e ha cambiato i connotati, devastandole, ad intere aree del Paese – ha detto il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani -. Sappiamo bene di essere di fronte a un fenomeno complesso, immerso in un pantano burocratico che si è allargato a dismisura con i tre condoni edilizi, che hanno puntualmente rilanciato nuove stagioni di abusivismo […]” “E’ oggi indispensabile mettere mano a questa materia, perché occorre riscattare interi territori e le loro comunità – ha continuato Ciafani – riportando legalità, sicurezza, bellezza, economia sana e turismo. E’ questo il senso nella nostra proposta al Parlamento per accelerare il ripristino della legalità, per rendere più rapido ed efficace l’iter, affidando allo Stato e ai prefetti la competenza sulle demolizioni degli abusi edilizi, oggi in mano ai Comuni troppo spesso vittima del ricatto elettorale”.


I numeri delle demolizioni nei comuni italiani: Friuli al top, Campania maglia nera
Secondo l’indagine Legambiente sono 71.450 gli immobili colpiti da ordinanze di demolizione. Più dell’80% però non sono state ancora eseguite. Soltanto il 3% degli immobili sono stati acquisiti al patrimonio comunale. Le aree più colpite? Quelle costiere, con una media di 247 ordini di abbattimenti.
Su un totale di appena il 19,6% delle case dichiarate abusive effettivamente abbattute, ci sono marcate differenze a livello regionale: la performance migliore è quella del Friuli Venezia Giulia, con il 65.1%; quella peggiore è della Campania, con il 3% di esecuzioni. Se si considera il numero assoluto di ordinanze, allora la prospettiva si corregge: il Friuli Venezia Giulia ha un tasso di demolizioni alto a fronte di un numero basso di ordinanze (l’1,1% a livello nazionale), mentre la Campania detiene il record di ordinanze, oltre il 23% del totale nazionale. Risultano buoni i risultati della Lombardia, che con il 6,9% delle ordinanze nazionali ne ha eseguite il 37,3%, del Veneto (9,5% delle ordinanze nazionali di cui eseguite il 31,5%) e della Toscana (7,1% delle ordinanze nazionali di cui eseguite il 24,8%).


Tra le regioni storicamente più esposte al fenomeno dell’abusivismo, la Sicilia ha il 9,3% del totale nazionale delle ordinanze emesse e di queste ne ha eseguite il 16,4%, la Puglia ha abbattuto il 16,3% degli immobili colpiti da ordinanza che sono il 3,2% del dato nazionale, la Calabria, sul 3,9% delle ordinanze nazionali ha solo il 6% delle esecuzioni. L’abusivismo lungo costa è sempre stato quello quantitativamente maggioritario e lo confermano anche i dati sugli abbattimenti: se nei comuni dell’entroterra la media delle ordinanze di demolizione è di 23,3 a comune, spostandosi al mare, il dato decuplica, arrivando a 247,5 ordini di abbattimenti.
 

La trascrizione nel patrimonio immobiliare pubblico
Secondo la legge il patrimonio edilizio abusivo, colpito da ordine di abbattimento non eseguito entro i tempi di legge, è a tutti gli effetti proprietà del Comune, che lo demolisce in danno dell’ex proprietario o può destinarlo a usi di pubblica utilità. È però evidente che negli uffici comunali preposti quasi nessuno pensa di dover seguire queste prescrizioni, visto che rispetto ai 57.432 abusi non demoliti censiti da Legambiente solo 1.850 (appena il 3%) risulta oggetto di acquisizione al patrimonio comunale.  Così le case restano nella disponibilità degli abusivi che ne godono senza alcun titolo e senza oneri, nell’indifferenza più totale. Una prassi consolidata, purtroppo, che però si scontra con l’applicazione della legge. 
 

Le proposte normative al Parlamento
Legambiente chiede al Parlamento di intervenire con una proposta legislativa che renda più rapido ed efficace l’istituto delle demolizioni degli immobili abusivi, avocando innanzitutto la responsabilità delle procedure di demolizione agli organi dello Stato, nella figura dei prefetti, esonerando da tale onere i responsabili degli uffici tecnici comunali e i sindaci.
Contestualmente, è necessario intervenire su altri tre aspetti significativi che concorrono all’efficacia delle procedure di ripristino della legalità in materia di abusivismo: il controllo della Corte dei Conti sul danno erariale prodotto; il rapporto tra la prescrizione del reato di abusivismo e la demolizione; l’effetto dei ricorsi per via amministrativa sull’iter delle demolizioni.
Infine Legambiente propone di istituire un fondo di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2025 per chiudere la stagione dei condoni edilizi e completare finalmente l’esame di milioni di pratiche ancora inevase e sepolte negli uffici comunali (secondo uno studio di Sogeea nel 2016 risultano ancora inevase 5.392.716 pratiche di condono edilizio, alcune addirittura risalenti al primo, quello del 1985). Procedendo, infine, all’emersione degli immobili non accatastati, le cosiddette "case fantasma”. (VV)

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