"Ecco, la flânerie ci rende simili agli animali, quelli veri, liberi nella natura, senza un dover fare, un dover essere. Flâner non è per forza un atto umano e tra gli umani". Che cos’è la flânerie? Perché una parola francese al posto di un’italiana? Esiste un corrispettivo italiano di questo modo di andare senza apparente scopo? E soprattutto cosa accomuna Jean-Jacques Rousseau, Robert Walser e Antonio Delfini? Con La gioia del vagare senza meta - Piccolo eserciziario della flânerie lo scrittore romano Roberto Carvelli ci accompagna in un ragionamento sull’utilità filosofica e terapeutica dell’ andare a piedi. Sembra volerci ricordare, come nella massima proustiana, che ciò che conta è quel che c’è in mezzo tra la partenza e l’arrivo. Andare è il punto, anche senza sapere dove. Anche sbagliando strada. Ciò di cui ci parla l’autore non è il viaggio a piedi avventuroso ma l’avventura del viaggio a piedi. Quello che inizia quando ti metti per via e vai senza sapere dove. E che ti riporta a casa trasformato. Più sereno e più ricco di storie.
Per questo secondo appuntamento con i consigli di lettura di Strategie Amministrative, abbiamo scelto un testo che invita a vivere gli spazi in modo diverso, più lento e consapevole. E perchè no, da soli: "È per questo che ho associato l’atto del camminare alla scelta e, quindi, all’andare da soli. Diciamolo diversamente: mi sono accorto davvero di camminare solo quando ho iniziato ad andare senza nessuno. Per conto mio. Senza uno scopo".
Roberto Carvelli è nato, vive, scrive e lavora a Roma. Ama attraversare i luoghi e raccontarli. Usa registri diversi: prose poetiche, narrativa di viaggio e romanzo. Sta lavorando al progetto di un racconto della propria memoria famigliare attraverso le immagini. Scrive reportage di luoghi per diverse testate e ha fondato il sito-progetto Perdersi a Roma. (Valeria Volponi)
Roberto Carvelli, La gioia del vagare senza meta - Piccolo eserciziario della flânerie, Collana Piccola Filosofia di Viaggio, pag. 96 euro 9,50.