SEZIONE: SICUREZZA E LEGALITA'
LEGALITA'

A Milano il punto sull'emergenza ludopatie

31 Agosto 2016
 

A parlare di azzardo e ludopatie, più di qualunque discorso, sono i numeri di quella che, di fatto, è un'emergenza nazionale: 15 milioni di giocatori, due milioni di persone a rischio, 800mila giocatori patologici riconosciuti, un peso sulla spesa di sanitaria di circa 5 miliardi all'anno. E dall'altro lato, un profitto di 80 miliardi pari al 3% del PIL, 5mila aziende coinvolte, 400mila slot machines, 6.200 punti gioco che portano allo Stato un gettito erariale di circa 8 miliardi all'anno.

 

Parte da questa inquietante fotografia il dibattito "No Slot, lotta al gioco d'azzardo", organizzato a Milano, durante l'annuale edizione della Festa de l'Unità. Da cui emerge un pensiero chiaro e condiviso tra i presenti, rappresentanti delle istituzioni a diversi livelli: senza una legge nazionale, che lasci comunque libertà operativa ai comuni, non si va da nessuna parte. "Basta con l'Italia a macchia di leopardo", afferma Ezio Casati, onorevole. "Qualcosa è stato fatto nell'ultima legge di stabilità: sono stati stanziati 100 milioni per gestire questa emergenza sociale, si è deciso di ridurre entro il 2017 i punti gioco ed è stato creato un Osservatorio che dovrà tenere monitorata l'evoluzione del fenomeno. Però regioni e comuni continuano ad operare in modo scollegato e non uniforme". E a quanto pare, non basta. O per lo meno, non serve a risolvere il problema, a cui per ora vengono poste solo soluzioni tampone, non uniformi tra loro.

 

Bergamo, esempio virtuoso
Una delle più efficaci è quella adottata dal Comune di Bergamo: "Uno studio approfondito ci ha consentito di scoprire che a Bergamo il problema del gioco patologico è più serio che a livello nazionale", racconta il sindaco Giorgio Gori. Il gioco d'azzardo costa oltre 2.500 euro all'anno a persona in città e c'è una media di 7.21 punti gioco ogni 1000 abitanti, mentre per esempio a Milano sono 5.36. Ed è cresciuto del 4,65% nel 2015, mentre a livello nazionale si è registrato un lieve calo.
La città ha deciso di reagire in modo fermo, dopo che l'amministrazione comunale ha preso coscienza della correlazione tra livello di offerta e portata del consumo: "Abbiamo vietato il gioco fuori dai locali e nei circoli privati; abbiamo proibito l'esposizione e la pubblicità alle vincite e abbiamo anche vietato di aprire sale slot a meno di 100 metri da banche, bancomat e compro oro, per ridurre al minimo la compulsività dei giocatori". Stop al gioco anche in tre fasce orarie al giorno. Adesso, spiega Gori, è il turno del Governo: "Se da Roma guardassero con più attenzione al tema, ci sarebbero interventi davvero risolutivi. Il ritorno economico per lo Stato non può giustificare una presenza così ubiqua delle possibilità di gioco, nè il fatto che la questione non viene mai inquadrata nella sua dimensione morale".

 

Pizzul, Regione Lombardia: "Inserire la cura delle ludopatie nel Livello Elementare di Assistenza"
Il consigliere regionale Fabio Pizzul ha ricordato i tre assi su cui si è mossa la Regione in materia di prevenzione e contrasto: "Il rispetto delle distanze per le sedi delle sale gioco, la promozione di stili di vita sani contro il gioco d'azzardo e la presa in carico da parte del sistema sanitario". Proprio su questo punto, una provocazione: "E se inserissimo le ludopatie nel Livello Elementare di Assistenza? Ci sarebbero più risorse". Ma per lavorare davvero in un'ottica collaborativa con gli enti locali, è necessario intraprendere una grande battaglia culturale: "Basta con la descrizione, negli spot, del gioco come un'esperienza interessante, da superuomini. Chi gioca non va dipinto come un modello da seguire".

 

(Valeria Volponi)

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