Nella ventunesima edizione del Corruption Perception Index elaborato da Transparency International, l’Italia si è classificata al 61° posto nel mondo e ha scalato 8 posizioni nel ranking globale rispetto all’anno precedente, in cui era al 69esimo posto. Il punteggio assegnato al nostro Paese denota invece un lieve miglioramento, passando da 43 a 44 su 100.
Tuttavia, l’Italia rimane ancora in fondo alla classifica europea, seguita solamente dalla Bulgaria e dietro altri Paesi generalmente considerati molto corrotti come Romania e Grecia, entrambi in 58° posizione con un punteggio di 46.
Come si sottolinea nella presentazione del Rapporto, a determinare il punteggio assegnato ai diversi paesi contribuisce la rilevazione non solo delle attività di corruzione in senso più letterale (passaggio di denaro per influenzare l'andamento di un appalto, per esempio), ma anche delle decisioni - prese dai politici - che hanno come fine ultimo il bene pubblico, ma quello personale.
Nessuno è perfetto, la Danimarca quasi.
All’interno degli ecosistemi mondiali, crolla il Brasile, duramente colpito dal caso Petrobras, che ha perso 5 punti ed è passato dal 69° posto al 76°, mentre al vertice e in coda alla classifica la situazione rimane pressoché invariata: Somalia e Corea del Nord si confermano anche quest’anno come i due Paesi più opachi, mentre la Danimarca è nuovamente campione di trasparenza.
(VV)